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cose che ci piacciono ancora e cose che non ci piacciono più

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ory&belfy performing i cappelli bianchi d'estate


cose che ci piacciono ancora 

i cappelli bianchi d'estate
alcuni gruppi musicali che cominciano per d. tipo depeche mode e duft punk
le camicie da uomo
credere in un progetto
lo chignon
le ricette delle amiche. tipo quelle della gipsy (mica chi le ricette non te le vuole dare)
la tinta unita
i Ray-Ban in generale. gli aviator di più ancora
le Converse All Star. anche senza lacci
ascoltare
i jeans skinny, che non si infilano mai sotto le scarpe
lavorare con passione. crederci ancora
quella gran culo di gwyneth paltrow (aridaje), goop e tracy anderson
ikea
lou dillon e charlotte gainsbourg
le borse a mano
il cappotto color cammello
la amiche che quando sono tristi te lo dicono e ti raccontano perché
il piumone anche d'estate
la campagna
le vacanze low profile, magari in un paesino dove il 3G non prende
il blu
le gonne longuette
la maglietta della salute
il rossetto rosso. di Chanel
le trattorie di paese, dove chi cucina ha i capelli bianchi, è sovrappeso e porta il grembiule
il fiorino fiat
dimenticare, ma anche ricordare
le T-shirt bianche
andare al cinema
jovanotti. per quello che canta e perché ha sempre la stessa moglie
l'avocado nell'insalata
i sandali da tedesco
romina power, soprattutto quando ancora era felice con al bano a cellino san marco, e quel suo non-so-che nel mettersi sempre qualcosa nei capelli (da copiare)
le espadrillas
i mirtilli e i centrifugati (di tutto)
le persone di talento che quasi si nascondono
le fughe inaspettate. anche solo per andare a un concerto
svegliarsi alle 6
la sardegna e formentera fuori stagione
Valentino Garavani
il concetto di aperitivo
i capelli molto scalati
il gelato nella coppetta
dire grazie, prego, per favore, e tu?
i peli superflui che in fondo ci ricordano da dove veniamo
whatsapp, soprattutto dopo le 22.00
le serate solo donne
ory, senza pannolino e con il letto senza sbarre, e belfy che non vuole mettersi i sandali e ha paura di fare il bagno






cose che non ci piacciono più

lo smalto colorato sulle unghie. soprattutto quello fluo
le slippers, a meno che non siano molto, ma proprio molto, speciali
la coda di cavallo
il sushi
i carboidrati raffinati
il francese
chi si offende se non telefoni spesso
i blog (vale pure per me)
i leggings
le scarpe da running colorate indossate per uscire. e non per correre
il nero
ballarò e otto e mezzo
i latticini
le shopping bag
il piumino da montagna
le minigonne dopo i 20 anni in città (vale anche per le gambe della Gwyneth)
le T-shirt con le scritte
gli orecchini chandelier
l'orologio
le infradito
i capelli troppo lunghi o troppo decolorati

l'ultima Madonna
la competizione
i giovani senza desideri
i giovani senza ambizioni
il forno ventilato
i quadri, a meno che non siano di Goya, Picasso o Andy Warhol (originali)
l'asfalto molle d'estate
i nervosismi
la chirurgia estetica che cancella le espressioni e omologa le anime
gli uomini che non sanno aggiustare niente e quelli che non ci provano neppure a montare i mobili ikea
il wi-fi
i porta chiavi con le iniziali
i jeans troppo chiari
e le borse a tracolla che rovinano i vestiti e intesiscono le spalle
il mango disidratato dell'esselunga. che poi è di noberasco
















a casa della francesca e di lorenzo si mangiano molti fagioli. dicono

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pret-à-maman (camicia Giambattista Valli, shorts H&M, collana Tataborello), a gipsy in the kitchen, miss tronville
visti i nomi, mancava solo batman
(poco prima del concerto di Jovanotti  - backup 2013 - Lorenzo negli stadi - San Siro)

capita alle volte, che una mamma architetti la fuga perfetta. che se ne infischi delle 2.000 consegne lavorative che ha per fine mese, della urla della primogenita in totale fase ribelle (ma l'adolescenza non comincia intorno ai 14?) e della necessità genetica di vivere attaccata al polpaccio materno della secondogenita. del bisogno di marito di mangiare cotolette al mercoledì sera, del problema della cataratta galoppante di siGnorina. capita alle volte che una mamma si butti in un'impresa degna di un alchimista e che un accadimento cambi per sempre le sue prospettive.

capita alle volte che una mamma di campagna abbia un sogno, ma sia troppo in ritardo sulla tabella di marcia. come spesso accade, un treno passa solo una volta. ma anche due. peccato, è tutto sold out. capita alle volte che i miracoli, quelli veri, esistano e che un'amica di sempre recuperi 2 biglietti fantasmagorici con posti vista più bella del mondo per il concerto della vita. jovanotti. lorenzo negli stadi. anzi, lorenzo nello Stadio. San Siro. il re degli stadi. 

frecciarossa A/R torino-milano. ciao a tutti, io me ne vado da lorenzo, me la canto e me la suono e me la ballo tutta la notte. a San Siro. tié. uno spettacolo pazzesco, come sempre. come tutte le volte che lorenzo jovanotti sale su un palco.

capita alle volte che 2 amiche decidano di fare una sorpresa a un'altra amica che proprio quel giorno ha compiuto gli anni, fatto un bagno in piscina e tutto si aspetterebbe tranne di trovarle sotto casa con spritz, fiori e un anello che può diventare anche il simbolo dell'amicizia. al diavolo gli uomini che non sanno fare le sorprese, noi le sorprese ce le si fa da sole. capita che se una cosa la vuoi, la vuoi per davvero, alle volte il cielo te la mandi. 

fu così che, ancora una volta, io vissi una notte fantastica, di quelle che tutto sembra possibile, mentre nel cielo si arrampica un desiderio invincibile che lascia una scia, come astronave lanciata a cercare una via, verso una nuova dimensione, un'illuminazione.

già, un'illuminazione. tipo questa:

cara Gwyneth, da oggi non mi importa più di te, di tracy, di tuo marito chris e di quella droga che ormai è diventato goop. non mi importa più neppure di apple e moses e della tua serie di addominali per il thanksgiving. da oggi, ho una nuova ossessione. si chiama Francesca Valiani, non è bionda e neppure sottopeso, esce con i capelli in disordine e secondo me non si allena neppure. forse nuota. solo al mare, credo. anni fa, ha avuto pure un piccolo cedimento. lui, però, uomo dotato di sensibilità e intelletto superiore, l'ha perdonata. anzi, l'ha sposata. sai, Gwyneth lei non cammina sui tappeti rossi, è un tipo di campagna, di quelle che si fanno l'orto in casa. però è vegetariana, sai? pure suo marito. anzi, mi pare siano vegani. a casa loro si mangiano un sacco di fagioli, ho sentito dire. quindi, beh, un po' di cose in comune le avete. poi, lei fotografa qua e là. ci ha fatto pure un libro con le sue foto scattate con le iphone. che alla fine è una buona idea, no? anzi, te la potresti pure copiare. tanto non avete lo stesso giro. io sarò una tomba, lo prometto. in fondo sei sempre il mio primo amore. e il primo amore non si scorda mai. magari un giorno vi incontrerete, prima la Francesca viveva in campagna, ora a new york. tu ci bazzichi, vero, a new york? non hai pure aperto uno studio con tracy? anche se lei, la Francesca dico, è un tipo troppo avanti, se ne infischia della tracy. 

credo, pure, siediti però adesso, che questa è forte e mi trasecoli. credo pure, dicevo, che non gliene importi nulla di Giambattista Valli (misteri del cosmo). giuro. dai, Gwyneth, facciamocene una ragione. può capitare. hai ragione, Giambattista è Giambattista. eppure è un genio. la Francesca, dico. certo, anche Giambattista. ma pure la Francesca. da quasi 20 anni ha un marito che le dichiara perdutamente il suo amore cantandolo ai 4 venti. perché, io ne sono sicura, senza di lei, lui non sarebbe mai diventato quello che è ora, sai Gwyneth? la francesca è speciale, di più, è magica. si conoscono da quando lei aveva 14 anni. la francesca c'è sempre stata. ora è la moglie di uno che faceva il dj e non andava a dormire mai prima della 6. si chiama Jovanotti. e fa dei gran bis. e, dai, non prendertela, ma lo sai come sono: la storia del mancato bis di chris non me la levo dalla testa. che poi, parliamone, di come fa jovanotti a correre e saltare per 4 ore di seguito che nemmeno il grillo circense addomesticato di tracy anderson. io, nella prossima vita, vorrei rinascere Francesca Valiani. mi dispiace Gwyneth


quel mito della Francesca con suo marito lorenzo


casual friday multicolor + zig zag

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ory, belfy e io



mi piacciono i colori che solo le donne riescono a vedere, anche dietro a muri bianchi




(abito vintage a righe zig zag, Missoni. cintura di cuoio con impunture, Kenzo. ballerine di suède, Prada. bracciali di stoffa colorata, W la vita di Roberto Giannotti
per ory: abito di cotone traforato, Stella McCartney Kids, infradito con frange, Pepé. per belfy: abito 
di cotone fantasia, Stella McCartney Kids. scarpe di plastica, Chicco)


a Clara

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ciao clara
(per ory: top plissettato, DVF loves GAP KIDS)


cara clara,
finalmente ci sei. sono passati mesi ormai dalla prima volta che ho sentito parlare di te. ero al telefono con mamma e mi ha raccontato che saresti arrivata. era felice mamma. io anche, sai? ora sei qui, lieve clara, e oggi sono riuscita a guardarti negli occhi. anzi, negli occhi per davvero non ti ho vista perché hai dormito tutto il tempo. beata, mamma. sei pigra, dice la mamma. che non è male, alla fine, sai piccola, clara? mi ricordi tanto la tua mamma. hai la sua bocca e secondo me anche i suoi occhi. le sue gambe, incrociamo le dita. spero che tu possa assomigliarle molto. vorrei che avessi la stessa forza di mamma, la sua intelligenza, la sua vivacità verbale e di pensiero. chissà, se sarai capace anche tu di scrivere lettere così sincere e sottili come quelle che mamma scrive a me. chissà.

mi auguro che tu abbia la stessa irresistibile ironia di mamma, la sua leggerezza e la sua intensità. spero sarai un'amica fedele e coerente, una brava consigliera, una confidente impeccabile come lo è stata mamma per me in tutti questi anni passati insieme. mi auguro tu possa capire le persone al primo sguardo come solo la tua mamma sa fare. mi auguro che tu ti abbandoni in risate oceaniche con le amiche come quelle che la tua mamma e io ci facciamo spesso. ci sono volte che a me viene il singhiozzo da quanto mamma mi fa ridere. solo con mamma rido così tanto. con nessun altro. sai, quelle risate sonore, rumorose, da perdere il respiro? no, forse non lo sai. sei nata da due giorni. imparerai presto. con una maestra così accanto. fidati di me.

chissà se anche tu andrai a prendere ory&belfy in sfera, come faceva mamma con me, per poi perdersi in infinite chiacchierate sui massimi sistemi dell'universo fino all'alba (e poi concludere, come da copione, con una carrellata di pensieri sulla necessità di avere entro 24 ore le ultime scarpe di stagione. tacchi sì o tacchi, no? quanti dilemmi)? chissà, cara clara, chissà come andrà. sicuramente condividerai la tua vita con noi. con ory&belfy, con marito e con me. forse anche con siGnorina. uscirete insieme voi ragazze. andrete a san vincenzo a mangiare i tartufi e a bere qualcosa alla golden, se esisterà ancora. sarai quella seria, tu. con ory. tu e ory "quelle brave". l'oracola e belfy, invece, saranno le teste calde. tanta fortuna a voi. e a noi.

ora che ti guardo, così serafica e leggiadra, quasi non riesco a immaginare che un giorno potresti scappare di casa (nooo, mamma non l'ha mai fatto), ubriacarti (nooo, mamma non l'ha mai fatto), fumare (nooo, mamma non l'ha mai fatto), raccontare una favola invece di una verità (nooo, mamma non l'ha mai fatto), far finta di andare in un posto e, invece, essere in un altro (nooo, mamma non l'ha mai fatto), dividere un amore con un'amica (nooo, mamma non l'ha mai fatto), comprare tre paia di scarpe in un'ora (nooo, mamma non l'ha mai fatto). morbida clara, spero tanto tu le possa fare tutte queste cose. a mamma ci penso io, stai tranquilla.

ricordati, microscopica chiara, che sei una bambina molto fortunata, perché hai una mamma che ti insegnerà quanto la vita è meravigliosa, anche quando tutto sembra perdere senso, che rialzarsi è un'arte da imparare presto perché è come riuscire vivere tante vite diverse, e tanto vale affrontarle con il sorriso. che la leggerezza è una grande qualità che può cambiare il destino, perché il destino si cambia, eccome. che le amiche sono una famiglia e la famiglia è la vita. che la moda è roba seria, mica bruscolini.

la tua mamma, dolce clara, è una delle persone più brillanti, energetiche, sensibili che io abbia mai conosciuto. è un tipo tosto, la mamma, è capace di fare cose che neppure immagini e una volta l'ho vista anche volare, credo. no, la mamma non mangia chewingum. e non dice neppure pronto quando risponde al telefono, ma sa fare una zuppa di cipolle pazzesca, peccato che siano solo 20 anni che me la racconti senza farmela assaggiare. lo sai che la tua mamma, per me, è un'amica del cuore? la mamma è un sogno, clara, vedrai. e tu sei una parte di lei. sicuramente incredibile.

benvenuta, leggera clara. benvenuta nella nostra vita



questa mattina, presto, ory in direzione milano, verso Clara
(top, DVFlovesGAP KIDS, short a stelle, H&M)

occhiali da sole 2.0, modello frecciarossa, customizzati for ory only
e realizzati in Italia in una speciale fibra di pane in cassetta


un giro in altalena, ai giardinetti della Guastalla a milano, subito dopo aver conosciuto Clara e mangiato tutte le ciliegie della mamma di Clara,
un attimo prima di riprendere il treno per torino
(sandali di tela, Superga)

noi, perduti nella nostra idea di vacanza

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ore 21.30
al ristorante
vita di paese
ory, i suoi amici, belfy in seconda fila, e i pennarelli per disegnare sulla tovaglia
praticamente, il paradiso


siamo chiusi per ferie, anzi per una nostra idea di vacanza
in un luogo speciale, dove il telefono non prende, figuriamoci il 3g, non ci sono quasi macchine, i bambini di sera escono per disegnare con i pennarelli sulle tovaglie, visto che si mangia sempre al ristorante, che costa meno che fare la spesa, ci si conosce tutti,
anche se a noi non parla quasi nessuno 
(credo, per via di belfy).
capiterà forse un giorno che, protesa sul ramo di un ulivo, oppure tuffata nell'acqua gelata di un torrente, io riesca a trovare qualcosa che assomigli a un concetto di campo e possa connettermi
finché c'è vita, c'è speranza

pret-à-maman

accadde in questo inizio d'estate

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ory (in Stella McCartney Kids) e belfy (in baby Dior) esplorano le porte creative di Zuccarello




accadimenti degni di nota, in pillole:



- belfy non ha mai fatto il bagno in mare, se non urlando

- belfy non ha mai fatto la doccia in spiaggia, se non urlando

- gigetto, il nostro vicino di casa, ha compiuto 103 anni e ha dato una grande festa. a fine giornata, ha mosso anche qualche passo tra gli applausi di amici e parenti

- ispirata dall'assenza di connessione, ho cominciato a scrivere 3 libri, rendendomi conto, così, che scrivere un libro è una cosa seria. non si smette mai di imparare

- ory ha un nuovo amico di milano: si chiama tommaso, ma lei lo chiama gomasio, con grande orgoglio di mamma

- tra l'altro, vietato comprare panini in spiaggia: costano 5, 50 euro  l'uno (per davvero)

- per fortuna che ho trovato un posticino che sforna focaccia integrale (e sono ingrassata 2 chili)

- il pisolino pomeridiano è una delle prove dell'esistenza degli dei

- ho letto the china study di T. Colin Campbell e mi stupisco che non abbia ancora cambiato il mondo (parte I)

- ho letto se niente importa perché mangiamo gli animali di Jonathan Safran Foer e mi stupisco che non abbia ancora cambiato il mondo (parte II)

- soprattutto ory, ma anche belfy, hanno partecipato alle olimpiadi di cisano, nella sezione Caruggi and kids, agguerritissima gara podistica per under 7. ory, con grande fierezza di tutta la famiglia, si è classificata penultima. belfy, ultima. nonostante fossero previste medaglie per tutti, né ory né belfy hanno ritirato la loro, perché dopo la corsa, hanno preferito prendere un aperitivo in piazza con stewie

- ho adocchiato una giaccha blu di Céline e un cappotto over di Jil Sander. non me li levo dalla testa. comunque i saldi di Eres danno grandi soddisfazioni

- marito ha prenotato 5 giorni a berlino. per fortuna non andrà solo, ma con ory e me. belfy, per questa volta, resterà in villeggiatura nel magico mondo no3G. sarà un viaggio fatto di leggeri bagagli a mano, itinerari per micro umani, gallerie, birre per marito e tutto ciò che ory vorrà. un'avventura dedicata a ory. quello che io chiamo "il viaggio di addio alla libertà", al suo ritorno, infatti, ory comincerà la scuola materna e si trasformerà in un micro-fantozzi. per sempre. e un viaggio così deve essere per forza speciale

- il calcio balilla è molto meglio di peppa pig. anche senza palline

- ory&belfy hanno eletto zuccarello, paese nell'entroterra ligure, dove ovviamente non prende il telefono, figuriamoci internet, a luogo simbolo dell'intera vacanza. io sono d'accordo con loro

- la vita di paese (> 50 abitanti), dopo ory&belfy e, forse, Giambattista Valli e pure Chiuri&Piccioli, è la più grande scoperta dei miei ultimi 10 anni. in un'altra vita, probabilmente sono stata una paesana

- abbiamo esplorato tutte le "frazioni di" possibili e immaginabili, sfuggendo a città e caos. mi sento come se avessimo preso un master in sagre, feste patronali, processioni e corse campestri

- ory ha sviluppato una inquietante dipendenza da olive taggiasche, sviluppando una capacità strabiliante di snocciolarle. belfy, invece, le ingoia col nocciolo

- ricordo, con una certa preoccupazione, quella mattina che ory ha passato seduta accanto al bagnino, in spiaggia. a guardarlo

- il lavoro minorile non è reato se si tratta di dare una ripulita al terrazzo con la scopa di saggina, no?

- ritrovare il senso del tempo e passare certi pomeriggi a guardare fuori dalla finestra è bello quasi come l'ultimo giorno dei saldi. ho un dubbio, forse è meglio, ma qui entrano in ballo troppe variabili, dalla percentuale del saldo al pezzo in questione, passando per l'utilizzo, non stagionale, dell'ipotetico capo in saldo. meglio, non sbilanciarsi e mantenere un'idea di parità di bellezza di entrambe le situazioni: ritrovare il senso del tempo e l'ultimo giorno dei saldi

- lo sento, la mia vita cambierà, belfy, dimenticato il peccato originale, è stata santificata. dal 27 luglio, giorno del suo battesimo nel battistero di albenga, tutto si è risolto. dicono. e nonostante, abbia prontamente spezzettato e mangiucchiato la candela, simbolo della sua nuova dimensione religiosa, io voglio immaginarla una bambina diversa, tipo la figlia di mary poppins (che canti meno, però) con qualche incursione genetica di Amma, la santona indiana che abbraccia tutti. ancora non si vedono i risultati, ma basta avere fede. dicono. e, candela mangiata a parte, io voglio averne. di fede





partita a 2, senza palline. non serve altro per essere felici


ory e l'aperitivo da Sandon's

gente da zuccarello



aspettando la 60esima sagra della stagione

belfy, in Stella McCartney Kids, un attimo prima del via

belfy con il suo preparatore atletico, cioè io, si concentra prima dell'inizio della gara

da sinistra: belfy, io, il papà di stewie, stewie, ory, marito
insomma, gente sportiva
photo by mamma di stewie

stewie e ory, atleti consumati, prendono un aperitivo dopo la gara podistica caruggi and kids


ory e belfy il giorno della santificazione di belfy


mamma di santa (in GBV)


famiglia in processione, alla processione

loro 3
amore

le buone abitudini si prendono entro i 2 anni

meriggiare, guardando fuori dalla finestra, verso gigetto

un giro nel budello


il bagnino e ory
tanta paura


belfy e l'aperitivo da sandon's






forse solo instagram mi salverà (dall'isolamento e da me stessa)

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l'arte del filtro:
come far apparire una mamma sfatta da una notte danzante fino alle 6 a.m in una signora alquanto riflessiva
(o forse stavo semplicemente dormendo?)
photo by daniele testa



meditare sul senso dei filtri. nella vita e online. io, per esempio, di filtri ne usavo tantissimi (nella vita). poi, a un certo punto, ho smesso.

sono nate ory&belfy e tutto è cambiato. sono diventata una quasi 90enne, di quelle che non ti conoscono, ti incontrano per strada e ti dicono che stai parcheggiando male, hai la gonna troppo corta, i capelli in disordine, i sacchetti della spesa ti si stanno rompendo, avevi solo da comprare quelli di stoffa che non inquinano (e comunque, l'ho vista io, riposare nel banco frigo dei formaggi, quelle due cotolette che aveva appena ordinato al banco della carne - non mi è mica successo, no).

cose, così. pensieri, così. solo per dire che i filtri che consentono un piacevole vivere sociale, io me li sono persi quasi tutti per strada e lascio correre a fiume le parole. ogni volta. ogni santa volta. non mi tengo più nulla. forse solo instagram mi salverà. dall'isolamento e da me stessa.

ah, instagram, con quei meravigliosi filtri. amaro, rise, pro II, inkwell. ah, instagram, tu sì che sai come svoltarmi le giornate, come rendere ogni cosa più bella. anche un fresco bernoccolo blu di ory e una macchia di sugo di belfy. anche quei solchi sul mio viso che mia figlia chiama amorevolmente "tagli" (tié), e quelle occhiaie color fossa delle marianne. ah, instagram

evviva la vita su instagram. immagini, colori, frammenti, collage, editing casalinghi. che un po' di photoshop democratico non fa male nessuno. e poi cosa c'è di tanto diverso tra un filtro imbellente e un abito di Giambattista Valli?

- per i ritocchi post matrimonio fino alle sei del mattino, invece, no. ecco no. instagram non basta più. rivolgersi a daniele testa (http://www.danieletesta.com), fotografo piemontese (orgoglio sabaudo) che con grande maestria ci ha ritratte su grazia di questa settimana, facendo pure sembrare che io fossi una mamma che dai matrimoni torna alle 11 di sera, come le persone per bene. 
caro daniele, grazie di esistere -

tu, instagram e Giambattista Valli


eccoci qui: ory, belfy e io su grazia di questa settimana
filtrate, editate, photoshoppate alla grandissima
(eccetto belfy che infatti piange come sempre)


immagini dal backstage:

ory e belfy indossano total look DVFlovesGAPKIDS + sandali, Superga
per me: abito rosa fluo doppiato di tulle, Giambattista Valli + ballerine con fiocchetto, 
Salvatore Ferragamo
in tutte le foto: collane Tataborello


top models off duty, ory and belfy


la posa dei piedi di ory val tutta la foto

io sì che ce l'ho il segreto di mary poppins

eccolo, qui, l'ho trovato

è...Jovanotti!
ti porto via con me
ory versione groupie
altro che mary poppins


belfy preferisce le paillettes (e un raggio di sole)

mentre ory mangia, belfy attenta alla collana (questo sì che è dna)




l'unica, possibile, via di fuga (dai little gardens)

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belfy, incollata a un muretto come un mitile allo scoglio, resta immobile, ipnotizzata di fronte ai giardinetti,
 cercando di modificare l'ineluttabile destino di una picnicante 


non è una questione di stato di insonnia perenne, di mancanza irrimediabile di libertà, di oblio del sé. la maternità ha un grande lato oscuro, di cui si parla poco. quasi mai. nascosto, minimizzato, sotterrato dietro ipocriti sorrisi di plastica, chiacchiere da bar, apparente disinteresse. eppure il problema esiste, estirparlo pare impossibile. l'incubo avanza e ottenebra le anime dei genitori.

si chiamano giardinetti, anche noti, a casa simpson, come little gardens. la maledizione di ogni genitore. giungle spietate dove tutto è possibile, habitat naturale dello spleen esistenziale, fine del mondo. little gardens, la terra di nessuno, la noia infinita. che il cielo abbia pietà di noi, povere mamme costrette alla flagellazione dei little gardens. ma una via d'uscita esiste. faro nella nebbia, mano tesa, ancora di salvezza:

il pic-nic

prati, mosche, magia, alberi, ruscelli, fuochi e padelle, salsicce e mirtilli. neppure uno scivolo da scalare al contrario (che salire per le scale è da sfigati), neanche una coda alle altalene (tempo minimo stimato di coda: 35 minuti. tempo massimo di permanenza sull'altalena prima di cedere alle urla dei nani imbizzarriti: 3 minuti e 12 secondi), sabbiere giammai, barche di legno basculanti neppure per sogno. la babydance? non ne conosco il significato, spiacente.

basta poco per salvarsi: coperta impermeabile, padella ammaccata dal fondo sottile modello terence hill, 72 cambi, scarpe anfibie taglia 23/25, 9 tate, 2 delimitatori di sterco di mucca che è un attimo che la creatura ti ci finisce dentro di pancia (no, non mi è successo, no), sacchetti per la raccolta differenziata, compreso uno scompartimento per le mamme, 7 tintorie a gettoni con asciugatrice, guida alpina, soccorso alpino, animatore alpino, intrattenimento per nani o almeno un qualsiasi essere umano che di cognome faccia orfei per permettere ai genitori di mangiare un paio di bocconi, non di più che fa anni 80. o last season. comunque, un'altra vita.

ancora, spray anti mosche, farmacia portatile, filoncini di pane dal metro in avanti per placare gli attacchi di fame ruggente dei micro picnicanti, elmetti anti-rami-negli-occhi, palle, bambole, martelli canterini, nani, ballerine.

sarà comunque un successo.

provare per credere



avvertenza speciale
è necessario portare ingenti quantità di cibo proibito, accompagnato con ettolitri di acqua gasata

per conoscenza, a seguire, esempio di varietà alimentare ingurgitato da ory e belfy, 
tra le ore 12 e le 13.30, durante una qualsiasi gita nel bosco

focaccia unta dimensione fresbee
tranci di pizza da panificio con olive e acciughe
tomini avvolti nello speck
alette di pollo abbrustolite
kilometri di salsiccia
piscina di zuppa di fagioli knorr
1 testa d'aglio e 1 damigiana di olio e 1 oceano essiccato di sale
crostata al burro e marmellata industriale
mini plumcake
crackers salati in superficie
patatine in barattolo
spiedini di wurstel e peperoni
torta di mele con crema pasticcera di ikea e granella decorativa chimicamente multicolor 
grissini all'olio, al sesamo, alle noci
polenta concia 
polenta e cervo
polenta al sugo
polenta al padellino
filoncini di pane (dai 6 agli 8 pezzi cadauna)
prosciutto crudo e cotto
mortadella
lardo di colonnata
speck
bresaola
mocetta
bustine di zucchero
gorgonzola al cucchiaio
cotolette (fredde) e patatine (fredde)
salame e castagne in agrodolce
insalata russa 
mosche
pigne
residui abbandonati da precedenti picnicanti



eppure questo è il paradiso. e i little gardens, un (terrificante) ricordo lontano


ory&belfy e il tentativo (mio) di realizzare un pic-nic vegano.
miseramente naufragato, con gioia delle micro partecipanti, nel festival della salsiccia e fagioli


immobilismo bucolico di fronte a una fetta di prosciutto

bagno di fieno e lancio del ramo
(ory&belfy + nietta)

tuffo dalla panca
(performing ory e stewie)

torneo di pesca delle birre (di papà) nel ruscello
(da sinistra: ory, belfy, vicky)

ci sono amori che durano tutta una vita. Fausto Puglisi lo ha capito

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quei sogni che son desideri di felicità
Fausto Puglisi



ci amiamo da sempre. non mi ricordo neppure da quanto. poi, sarà l'altitudine di questi giorni, l'aria frizzante, la solita indomita attrazione a spendere quel che non ho. evviva, i pagherò. non sarà di certo la connessione di nuovo disponibile a tentarmi. no. io, il kilt lo amo. mica un'attrazione passeggera, lo giuro. questa volta è amore vero. sarà per sempre. è questione di affinità elettive, mica di comete o, peggio, stelle cadenti. macché. qui si parla di sentimenti profondi che hanno radici nella storia del cuore. il mio. il punk, Vivienne Westwood, tin man, la Scozia e le cornamuse, l'unico, indimenticabile, 007. da piccola lo portavo quasi tutto l'inverno, da grande non l'ho mai più fatto. perché? una volta, ci siamo sfiorati. lui era di Dolce&Gabbana, variante rosa fluo, per animi inquieti. avrò avuto 20 anni, ho provato a cercare un finanziatore tra i parenti più prossimi. non ce l'ho fatta. ora è il momento. un po' perché quando vedo Sean Connery che lo indossa penso sempre la stessa cosa: è l'uomo più elegante del mondo (indiani in kurta, al secondo posto, mi dispiace), un po' perché o questo autunno-inverno o mai più. è ovunque, lui il mio kilt. poi, non ha età. no, che non ce l'ha. è deciso, lo porterò fino a 60 anni, anzi 70, no 80. pure 90 e 100. questo sì che è un acquisto intelligente. altro che stagionale. sto cambiando, non mi faccio più sedurre dall'ipnosi del "qui e ora", del "doman non v'è certezza", del "meglio un uovo oggi". sono cresciuta, ho 2 figlie. io ora compro per tutta la vita. crediamoci. e continuiamo ad amarci, irresistibile gonna unisex dei miei desideri. che sia unico, diverso, un po' divertente e un po' prezioso.

il modello? l'avrei trovato. è lui. Fausto Puglisi autunno-inverno 2013-14, asimmetrico, in crepe e tartan, con ricami gioiello. peccato il prezzo. 7.965. aiuto, ho un mancamento. parenti arabi non ne ho, buoni sconto del 99,9% neppure. i sogni son desideri di felicità, diceva qualcuno. crediamoci. ci credo.



gelato, leone, patatine, fontanella, dove sono i pennarelli? insomma, berlino

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lei, la ragazza con la valigia. lei, che va a scuola. domani

ce la siamo presa comoda. vero. indimenticabili vacanze prima dei 3 anni. altro che maturità. fughe nell'entroterra ligure alla scoperta di piccoli paesini medioevali, assenza di campo (benedetta), trombette&patate&cipolla. la contadina senza denti, il vicino di 103 anni. poi le passeggiate in montagna, fino al faro degli alpini, tracy anderson pure a ferragosto (poi basta, però. e si vede), polenta per colazione, un po' di lana la sera. infine, berlino. il viaggio di addio alla libertà di ory. come mi piace raccontarlo. siamo partiti solo noi 3: marito, ory e io. belfy al mare con nonne. e non è stata una cattiva idea. noi 3 e basta. marito, i suoi musei sulla guerra fredda, le birre e quei cosi di carne che neppure riesco a pronunciarne il nome, figuriamoci scriverlo. io e i miei resti di muro, quell'energia che spunta fuori da ogni angolo, gli alberi, il cielo cupo anche d'estate, a volte. e quella certezza di essere in una città talmente magica che neppure i tassisti ti fregano. gente strana, loro. un tempo mi facevano sorridere. ora vorrei che fossero i miei vicini di casa. poi, ory. il primo volo (wow), il primo albero, gelato, patatine, il leone, le fontanelle, l'acqua con le bolle alla mela. la sua berlino. primo viaggio. che una sera, un attimo prima di dormire, mi ha detto "mamma, sono felice". mi è bastato. e io non ho neppure fatto shopping (che quel paio di birkenstock a listini non me le levo dalla testa)

domani è il suo primo giorno di scuola. lei dorme. io no. aiuto

(e bentornati anche a voi. ci siete mancati)




l'addio alla libertà di ory. berlino

appena scesi dall'aereo: holocaust memorial

i pennarelli salva-vacanza

micro ciabattine in albergo

la bici dei sogni. anche senza rotelle

il muro secondo asisi (con ory). il momento più bello per me

le prigioni delle SS

il senso della vacanza: schiacciare i pulsanti in ascensore, altro che lonely planet

bundestag in mbt, le scarpe che mi hanno salvato il viaggio

situazione spa (con cerotto di pluto)

mamma mi fai una foto sulle scale?

un vacanza al toep. legoland

un artista a berlino
sullo sfondo, sede e prigioni delle SS

ory e i ragazzi dello zoo di berlino

fontane, una passione

ory e la foca. colpo di fulmine, dopo il leone

nemo dov'è, mamma?

italian people. unico bambino in mezzo ai giardini

passione fontana parte II

momento topico nella storia della nostra famiglia: tutti al vegetariano

ory in birreria, verso la sprea

qualcuno dorme nel museo della ddr

ipnosi di fronte ai leoni di babilonia

yoga sull'altare di pergamo (in basso a sinistra)
in basso a destra



cuori verdi all'isola dei musei

aperitivi creativi


le serate migliori finiscono così. in ascensore


mamma, non voglio partire, voglio stare alla porta di grandeburgo (tradz. brandeburgo)

attese per amore
ory aspetta il suo passeggino


il primo giorno di scuola di ory, e non c'è niente da ridere. a meno che si parli di un volo per tiguana e di una Balenciaga Le Dix come bagaglio a mano

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ory scende le scale con il suo zaino customizzato à la bollywood

3 settembre 2013 20.14
ciao mamma italica, com'è andato il primo grande giorno di scuola?

3 settembre 2013 20:42
è domani. obiettivo: piantare una canadese nel giardino della scuola. ho anche dovuto comprare un mostro-zaino, su indicazione di ory, con un cuore glitterato. come vuoi che stia?
circa lo zaino, sappi che l'ho prontamente customizzato, leggi sommerso, con stikers a forma di elefantini. alla bollywood. almeno ora è un bombay-zaino. son consolazioni. 
secondo te, pago di più, a scrivere sms così lunghi o sono a forfait?


direi che l'ho presa bene. sì

ory dipinge, mentre mamma prenota un volo per tiguana



4 settembre 2013 5.45

se fosse un colore, per ory, sarebbe blu notte Valentino, di quelli intensi e profondi proprio come il mare, che non sai mai cosa c'è sotto. puoi provare a immaginare, a fantasticare, ma finché non ti immergi, chissà. se fosse un colore, per marito, sarebbe grigio Giorgio Armani, quasi come le pietre, così come la consistenza del suo volto per tutto il tragitto in auto, questa mattina, da casa a scuola. le parole stanno a zero. se fosse un colore, per me, sarebbe giallo Dior, stampato sull'incarnato, quello di una mamma che non dorme da due giorni e che oggi si è alzata alle 6 per fare yoga, nel vano tentativo di presentarsi alle maestre con una certa dignità, o quanto meno con la schiena dritta che, al giorno d'oggi, fa pur sempre la sua figura. la stessa tonilità della suddetta mamma che alle 7 lavava uva fragola e preparava pane di segale al miele. giusto per far capire a corpo docenti e compagni che non siamo certo una famiglia da biscotti. proprio la stessa mamma che con beffarda aria rilassata modello limone intirizzito, fingeva di divertirsi un sacco nel solito tragitto casa-scuola, tirando fuori un repertorio demenziale di faccette giapponesi.

eppure, è successo davvero. la prima sveglia, la vestizione luigi XIV, il comitato di accoglienza parentale all'uscita di casa. la processione verso la macchina. silenziosa e compita. i saluti tesi dal finestrino. gli occhi fissi. saremmo potuti pure essere a pizzo calabro. confortevolmente. 

il vuoto. il vuoto di quello che è successo dopo. e non è per niente facile fingere di essere felici, quando l'unico pensiero fisso è prendi il nano e scappa a tiguana. scuola materna tié. ci rivediamo a 4 anni almeno, che 3 son troppo pochi, dai lo sanno tutti, non è altro che un'antica convenzione sociale per permettere ai genitori di farsi i fattacci loro. mica è naturale (ah, l'ho detto per davvero? no, ma mica lo penso. no). comunque, partiamo. tié. tié e ancora tié. ribelliamoci. aritié.


sono una donna coscienziosa e a tiguana non ci sono andata (ho sbagliato, ve?). l'ho lasciata lì, a rovesciare acqua sui mulini, l'ho ritrovata 3 ore dopo a dipingere. sola. forse potrei pure averla spiata un pochino dal vetro e poi essermi nascosta dietro un cespuglio come uno stalker qualunque. forse.

non è tutto. con orgoglio, comunico che la famiglia simpson ha battuto il record mondiale di virus scolastici, battendo uno stuolo di concorrenti agguerriti. noi, la febbre, ce la siamo beccata il primo giorno. una febbre bizzarra. dopo scuola 38,5, questa sera 37,4. e domani si ricomincia. 

qualcuno dice, that's life, qualcun'altro mi ha spiegato il significato del somatizzare il distacco. credo abbia ragione. ci penso e ci ripenso. non so. e se tiguana fosse la chiave per la felicità? no, forse, no. beh, insomma, fosse tiguana + una Balenciaga Le Dix Zip Cartable (esaurita ovunque) come bagaglio a mano? allora sì, per diamine. tiguana, stiamo arrivando. 


ory, amore di mamma, welcome to the jungle




il mio bagaglio a mano per tiguana. è regolare, no?




buon compleanno n.3 ory

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ory
3 anni, oggi
(abito Stella McCartney Kids, infradito Pepé, collana Tataborello, briosche Ghigo Torino)




come un piccolo fiore delicato, di quelli silenziosi e fuori moda. come l'aria del mattino, leggera ma frizzante. come la nota che apre l'inno alla gioia di beethoven. come un sorriso accennato. come una foglia di basilico, fragile ma capace di cambiare un piatto. come le ninfee rosa di monet. come la prima neve, il primo tramonto, la prima alba. come il primo amore che non si scorda mai. come una corsa solitaria. come il ricordo più bello. come una nuvola a forma di margherita. come l'ultimo pensiero speciale prima di addormentarsi. come lo sguardo che stavi aspettando. come una sorpresa che riempie il cuore. come gli spaghetti di konjac che non hanno carboidrati. come un'antica parola sussurrata. come la scia che lascia una stella. come un acquerello verde chiaro. come il cioccolato di modica. come un'altalena che sfiora il cielo. come una favola di andersen. come una goccia di rugiada su un filo d'erba. come il fiordilatte ma anche come una fragola di bosco. come la sera. come l'umiltà, la pazienza e la lealtà. come il giallo e come il blu. come una canzone di simon&garfunkel. come sei tu, piccola ory. buon compleanno dalla tua mamma

un paio di pensieri sulla scuola materna

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ogni mattina, leggera, pacifica e imperturbabile, accompagno ory a scuola
(Thom Browne, primavera-estate 2014)



la scuola materna è il primo momento in cui un bambino si misura con se stesso e con gli altri. è un'opportunità di crescita unica e sorprendente. è gioco, ma anche esplorazione. il momento del distacco tra il bambino e la madre è un'eccezionale prova, che appena superata renderà entrambi degli esseri umani sicuramente migliori. più felici e liberi.

libera e felice, la mamma.
di fare la doccia da sola senza creatura appiccicata al vetro come uno sticker. di uscire di casa leggera come una piuma senza nessuna appendice a quattro ruote che si chiude ad ombrello al seguito. di fare la spesa come tutte quelle persone fortunate che non devono mai rimettere a posto le solite 56 scatole di pelati, neppure giustificarsi con la cassiera del perché ci sono 98 sacchetti di patatine dixi nel carrello che no, non compreremo mai.

libera e felice, la creatura di 3 anni (brevi ma intensi).
di avere compreso che la vita è sofferenza e che le persone, mamma compresa, prima ti dicono che ti amano e che non ti lasceranno mai, poi, tié, ti giri un attimo e ti hanno già mollato nelle mani della prima maestra che capita. è la vita. oggi la maestra, domani teddy letame, il temibile fidanzato sciupafemmine che prometterà di amarti per sempre, ma scapperà dopo 35 minuti di relazione romantica senza alcuna motivazione. è solo che si era sbagliato o tipo che non è fatto per la vita di coppia o scusa non mi meriti, sono confuso. è la vita. a ciascuno il suo teddy letame. fa curriculum.

e cominciano le giornate con la sveglia all'alba effetto domino. suona l'iphone, mi alzo io, si sveglia marito, sussurro a ory che è ora di andare, lei mi tira una leggera sberla e comincia a sbuffare, inciampo nel vasino, belfy ulula ed è quasi ora di uscire.

poi, arriva quella mattina in cui la creatura alle 8.50 comincia a piangere, piangere, piangere, si appiccica al vetro della scuola e non si dà pace, si attacca al mignolo, ai capelli, all'orlo dei pantaloni (miei) e pare in preda in preda a un attacco di pizzica salentina, tipo lu core meo, hit pugliese dalle movenze tarantolate. è la vita, pensi. è meglio che lei vada, sussurra la maestra, mentre trascina la piangente su un divanetto nel vano tentativo di consolarla. qualche minuto dopo pare sia stata avvistata da terzi, piangere disperata, nascosta dietro ai gancetti appendi giacche. sola.

è la vita, meglio così, almeno butta fuori, si sfoga, elaborerà il distacco, il suo primo piccolo lutto, accetterà, supererà e sarà molto più felice e solida, ma soprattutto consapevole che nella vita, la sòla è dietro l'angolo. sempre e comunque.

quanto a me, sto benissimo, sono tranquilla e ho la situazione completamente sotto controllo. ogni mattina, come se nulla fosse, accompagno ory in classe, serena come un'uscita di Thom Browne, primavera-estate 2014. buona scuola materna anche a voi, amiche mie.

lottare (è il programma del prossimo trimestre)

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Prada primavera-estate 2014


la prima volta che ho lottato credo fosse quando sono nata, ma non me lo ricordo. da quel giorno ho sempre combattuto. a volte, ho vinto. a volte, ho perso. la vita è una meravigliosa rivoluzione, infatti di chi non ama cambiare, io non mi fido. ogni giorno è una sfida. per alzarsi quando suona la sveglia, per riuscire a incastrare un bambino di 2 anni in un seggiolino auto che sembra una camicia di forza, per non mangiare tutto il barattolo della crema di nocciole, per non comprare più online (né nei negozi, né ai saldi, né alle vendite per la stampa, né per corrispondenza, né col piccione viaggiatore). per amore, per un parcheggio, per sorridere a marito quando mi incolla davanti a youtube per sei giorni di fila per farmi vedere il video del prossimo telefonino che comprerà nel 6027-odissea nello spazio, per non lamentarmi, per pensare che sì, un giorno cresceranno e smetteranno di piangere e di appiccicarmi addosso chicchi di riso a ogni abbraccio. combatto e mi ribello. alle regole che non mi convincono, alle frasi di cortesia e agli uomini che indossano infradito o superga stringate. ogni giorno. come oggi, per fare yoga alle 5.45, per arrivare in tempo a scuola, per immaginare di avere un calzino in bocca e non ripetere per il quinto giorno consecutivo alla maestra di ricordarsi di togliere la felpa a mia figlia quando ci sono 90° in classe (che quando la vengo a prendere pare jane fonda dopo una sessione epocale), per spiegare a belfy che l'osteopata è una persona per bene, non un pungiball da prendere a calci per 20 minuti, per non addormentarmi mentre scrivo questo post che non c'è tempo, devo ancora preparare una valigia. come ieri, per non prendere un treno all'alba e tuffarmi almeno qualche ora nella settimana della moda, per restare e scegliere di accompagnare a scuola ory, che poi scende dalla macchina e nemmeno mi saluta. è così, ogni giorno può essere una rivoluzione, ogni ora può essere l'inizio di una vita diversa. se è con un abito Prada primavera-estate 2014, ancora meglio. dietro una stampa murales, un simbolo femminista, un dettaglio uniforme, un elemento gang, la signora ci ricorda di continuare a combattere. che sia l'ispirazione per la prossima stagione, allora, per ory e per me. belfy sta già un pezzo avanti.











il mio colore preferito non è il blu

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N.21 primavera-estate 2014

mi piace pensare che il talento non vada perso, che chi cerca trova, che basti una camicia maschile per trasformare una sera qualunque in una favola. mi piace pensare che la coerenza non significhi perdere la creatività. mi piacciono le persone discrete, silenziose e leggere. umili e capaci, che non si prendono troppo sul serio. mi piace pensare che il bello di cadere sia imparare a rialzarsi. anche quando ci si fa male. mi piace chi non molla e poi vince. con i fatti, non con le parole. mi piace la poesia, delicata e profonda. mi piace ory quando guarda con gli occhi spalancati un dettaglio di cristalli e mi dice che il suo colore preferito è il rosa polvere, che in fondo del rosa ha ben poco. mi piace Alessandro Dell'Acqua, perché è tutte queste cose e 1.000 altre ancora. e mi piace immaginarlo disegnare il nuovo corso di una casa storica come Rochas, perché so che sarà incantevole come tutto ciò che la sua anima decide di raccontare. in bocca al lupo, caro Alessandro. ory, belfy e io facciamo il tifo per te. come sempre.





ho messo via una giacca a cui ho scucito le maniche à la Margiela, un paio di sogni e una camicia a fiori che neppure magnum p.i.

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non metterò un kimono in valigia (anche se sognerei di poterlo fare), perché non ce l'ho. neppure un abito animalier. e neanche un paio di stringate con la zeppa o un paio di calzini di spugna da abbinare ai sandali a listini di Saint Laurent. non ho neppure una vespa rossa su cui riposarmi tra uno show e l'altro.  o una sigaretta da accendere con labbra rosso Marlene Dietrich, perché non fumo più. eppure, non perdo l'ottimismo. ho messo via un paio di biker boots per affrontare la pioggia. una gonna a tubo nera, stretta che scende sotto il ginocchio. una camicia bianca e immacolata. forse due. un paio di décolletées, ancora in nero, e dei tronchetti di suède, la macchina fotografica. porterò anche le mie T-shirt bianche e una giacca blu maschile a cui ho scucito le maniche, trasformandola in un à la Margiela, una borsa di Chanel che fa sempre match con la tour eiffel, i dvd di mad men da guardare sul tgv. non dimenticherò i jeans, un paio rubati a marito, un paio talmente stretti che per metterli dovrò sdraiarmi sul letto o in una vasca da bagno come samantha ne il tempo delle mele. e le ballerine, compagne di vita, di risvegli e di lunghe passeggiate tra rue saint-honoré, Didier Ludot e il marais. mi coprirò di pashmine a cipolla come sempre e, un minuto prima di partire, infilerò in valigia inutili meraviglie, come un giacchino di piume che farà ridere le mie amiche, un tubino di paillettes e una camicia a fiori che nemmeno magnum p.i. e non devo dimenticarmi di togliere le stringhe alle Church's e di immaginare un paio di sogni da nascondere dentro una clutch.

incredibile. questa volta, vado a parigi per davvero





Aggiungi didascalia

















(tommy ton - the sartorialist)

paris is always a good idea

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così, ho preso il coraggio per il colletto e ho comprato il biglietto. ho mollato tutti a casa. malati. non mi sono preoccupata. una corsa verso il treno, un viaggio di 6 ore senza figli, mariti, genitori, amici conoscenti. io da sola. perfetto. ho letto 4 riviste, guardato un film, cominciato un libro e sognato di essere sonia gandhi, partita da orbassano e arrivata a nuova delhi.

ho riaperto gli occhi ed ero a parigi, in rue de saint'honoré e mi sono domandata perché ho riempito la valigia di mandorle, bacche e more, quando ormai in città ci sono più negozi bio che scatoline di fois gras. mi sono ricordata che l'energia nasce dal movimento. che andare è meglio che non farlo. tanto indietro si è sempre in tempo a tornare. che si impara molto di più osservando che pensando, a volte. che il talento è prezioso come l'oro. che l'entusiasmo è il motore delle rivoluzioni. evviva, i francesi quando aprono le porte della loro città più bella alla moda, evviva i francesi quando capiscono il valore dei designer italiani e li assoldano alla guida di grandi maison. evviva, l'hotel costes, evviva le luci che abbagliano gli occhi e scaldano il cuore. evviva il silencio e la sua door selector che ci ha fatto scoprire il club più wow, evviva quel senso di creatività mai scontata che ho trovato a ogni angolo di una strada, in passerella, al tavolino di un bar. che dire, a parigi, esci di casa e, tho, mangi accanto a helena bonam carter e tim burton, prendi un aperitivo con Beyoncé e per strada incontri le sorelle olsen. mi sbilancio, forse questi francesi stanno anche diventando più simpatici

grazie, cara parigi, per avermi fatto ricordare perché un milione di anni fa mi sono innamorata della moda e del mio lavoro. grazie, amiche mie, per questi giorni indimenticabili, che un week end con le amiche regala più benessere di anno in una spa sull'himalaya

e il premio per la pr top va ad alessia che, all'ultimo minuto dopo un fiume di mail (in cui mi sono pure offerta volontaria per un posto lampadario), è riuscita a farmi entrare alla sfilata di Giambattista Valli. e se un giorno belfy diventarà il braccio destro di Phoebe Philo, sappilo, tu avrai una fornitura gratis di qualunque cosa. cappotti compresi. la vittoria è tua, ma ricorda che al primo posto nel mio cuore c'è sempre la gipsy, lei è famiglia ormai



paris is always a good idea

1-2-3 parigi, here I come



hotel costes - inés, tata, vivi e io

meravigliosa sorpresa: leti+milva
(misstronville, manchi solo tu)

charlie, chiara, tata, valy
nostalgia



cru, village saint paul

chez la mia gipsy

in jeans a parigi, come è potuto accadere?
(ricoperta di cristalli, però)

première classe da Tataborello
orgoglio sabaudo



al Palais de tokyo
festa con l'incarcerata

con tata, qualche sogno davanti a Van Cleef & Harpels
place vendome

magia

con chiara (la mamma di stewie) e beyoncé
hotel costes

keep an eye, or two, on Stella!

opera de paris
@Stella McCartney



1-2-3, Stella
(abito, Stella McCartney)

le ragazze di Giambattista Valli vanno al trucco


cara gispsy amica, tu sei gipsy top



finalmente insieme
(ale, gipsy e bibi)

adorata eli




poi c'è Stella McCartney. precisa interprete del tempo, come sempre. una collezione sofisticata, molto sofisticata. un'idea understated di stile che dimostra come il lusso possa essere ancora accettabile, nonostante quello che sta accadendo nel mondo. addirittura, desiderabile. ci sono designer per cui la creatività diventa un modo di urlare la propria visione del mondo. Stella McCartney non è così. la sensibilità che le ha permesso di intraprendere una scelta di vita così definita, come quella di rispettare ogni essere vivente, è un filo che lega ogni aspetto. moda, compresa. il risultato è una primavera-estate delicata e femminile, realistica e contemporanea, funzionale e inaspettata. con un'idea: le stagioni, forse non esistono più. quello che vedi oggi, funzionerà anche tra 10 anni. ci saranno i colori della terra, stampe coccodrillo, linee femminili appena accennate, completi come divise. ai miei occhi, ancora una volta, un'estetica tra le più convincenti. gli occhiali, poi, sono wow.



Stella McCartney primavera-estate 2014
Stella McCartney primavera-estate 2014

Stella McCartney primavera-estate 2014

Stella McCartney primavera-estate 2014

Stella McCartney primavera-estate 2014


Stella McCartney primavera-estate 2014













un paio di milioni di cose che raccontano la bellezza

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Valentino primavera-estate 2014
camicia azzurra+animalier
nient'altro



secondo ory la bellezza sono i fiori di tutti i colori che spuntano a marzo, gli alberi che diventano gialli in autunno, i pennelli per dipingere sui fogli, ma soprattutto in faccia, sulle mani e sui vestiti. il suo amico pietro che le fa i dispetti, suo cugino zeno che il primo giorno di scuola l'ha spinta ma ora la saluta come se fossero fratello e sorella. un quadratino di cioccolato sgraffignato dalla dispensa, gli stamp di miss k, gli stickers di zia costi e la storia del bruco che mangia tanti dolci. paolo, il primo amico della vita. l'altalena del parco giochi in montagna, la gonna a pois verde mela e rosa fluo di mamma da arrotolarsi addosso come un abito diverso, ogni giorno. jovanotti, nel video di ti porto via con me, che salta con quell'irresistibile completo dorato. la bici di minnie, le fragole selvatiche dell'orto, il camino di nonno rinaldo. il mappamondo che vola e i musei di berlino. il mare e la sabbia. la neve e la pioggia. la natura e tutte le sue storie da raccontare.

secondo belfy la bellezza è la mamma, ma anche ory quando corre o va in bici e papà quando torna a casa la sera. un giocattolo solo per lei. la bambola gigi, gli spaghetti e i carboidrati in generale. le pozzanghere e un pomeriggio in braccio a scoprire il mondo. il telefono di mamma e fare finta di telefonare a nonna. le castagne e i loro gusci, le luci dello specchio in bagno e la stufa con le eliche che girano. i cachi appena raccolti, le coccinelle e gli stivali di gomma, così lisci e molli. una poltrona solo per sé. quell'abbraccio notturno che significa così tanto, che poi hai voglia a ritrovarlo nella vita. la luce del mattino che preclude a un caldo biberon: il paradiso. le parole che fanno battere le mani agli adulti, quel limone raccolto sotto una sedia, tirando fuori tutto il coraggio del mondo. il mare e la sabbia. la neve e la pioggia. la natura e tutte le sue storie da raccontare.

secondo me la bellezza sono tutte queste cose più un paio di milioni di altre che tengo nel cuore, tra cui Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli per Valentino. così contemporanei e sofisticati anche di giorno. con una camicia azzurra + morbidi pantaloni sabbia + qualcosa di animalier. per poi cambiare completamente scenario e perdersi nelle figure mitologiche di tutto il mondo. frange, turchesi, corallo. dettagli aztechi. e quel cerchietto che non mi levo dalla testa.






















è sbagliato fantasticare sul futuro delle proprie figlie. molto sbagliato

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atto primo
l'educazione intellettuale
(completamente inutile)

la scuola materna e i suoi pianti, quel terrificante cammino verso una strada da ugo fantocci, re degli impiegati. le elementari con i primi dispetti, sottili e profondi come oceani: l'incontro con la vita, quella vera, altro che mamma, papà, i nonni e barbapapà. l'esame di quinta elementare, e quello di terza media? parliamone. le medie, appunto. il ragazzo di terza C che nemmeno ti guarda, chilometri di carta da riempire con cuori di uniposca. oggi, c'è l'ipad. ah, l'amore. il liceo, le interrogazioni a sorpresa, le versioni di greco e di latino. ah, il greco. euripide, pitagora, eschilo, sofocle, aiuto. servirà, mi ripete la mamma. ancora non ho capito a cosa, a parte riconoscere una parola su mille su qualche quotidiano greco, in vacanza. oppure indovinare l'etimologia di una parola, un minuto prima del mio vicino di tavolo. l'esame di maturità: notti passati a recuperare 5 anni di fantasia, notti insonni, chili persi (grazie cielo), ansia, ansia, ansia. l'università da scegliere, cercando di immaginare come sarà il futuro e, ovviamente sbagliando. ma che ne sa uno che cosa farà da grande a 18 anni? i 18 sono i nuovi 7, vai a spiegarglielo a loro. 4 lunghi anni dietro i banchi ad ascoltare, leggere, sottolineare, fare schemi, ripetere e ancora raccontare, con un nodo alla gola, uno allo stomaco e uno alle sinapsi. con quel libretto che non finisce mai. che, poi, quante volte ho sognato di incenerirlo e di scappare in antartide. o al mugello (magari, l'avessi fatto, ora sì che sarei sul pezzo). altro che storia dell'arte medievale.
soprassediamo, infine, su quelle povere disgraziate che hanno speso tempo e denaro in master, specializzazioni e seconda laurea. io vi sono tanto, molto, troppo vicina.


atto secondo
la gavetta
(altrettanto, forse ancor più, inutile)

il primo giorno di lavoro. 100 ore per abbinare un anonimo pull a un privo di interesse paio di pantaloni. noi siamo gente che vale, non che appare. sì, certo. 3 anni, gratis, ovviamente, a pulire pavimenti, portare caffé, fare fotocopie, scrivere didascalie, dividere inviti, passare in tintoria, portare fuori il cane, parcheggiare la macchina. gratis. anzi, a credito. vuoi non prestare 5 euro per la colazione al tuo capo, quando ha scordato il portafoglio (varie ed eventuali)? l'ingresso nel meraviglioso mondo degli stage=schiavi per 3 euro (lordi). finalmente, uno straccio di contratto. uno straccio, appunto. a progetto, 2,10 al mese (lordi). ovvio che lo stipendio diminuisca, già che hai il contratto, ringrazia. e via così, fino al momento della gioia: l'assunzione. ovvero, 2,50 al mese (lordi), ma a tempo indeterminato. nel senso che si sta in ufficio fino a notte tarda. gli straordinari, ovviamente, sono forfettizzati (giorno di natale compreso. i week end? quali week end)


conclusione
(illuminante)
quindi, care ragazze ancora giovani e leggere, voi che un giorno sarete mamme, non perdete più tempo e smettete immediatamente di fare ciò che state facendo.
cari mariti, meglio padri, voi che guardate con orgoglio la torre di mattoncini rossi impilati così egregiamente dalla vostra 3enne, e già immaginate per lei un brillante futuro alla casa bianca. ecco, spegnete il cervello e rimettetevi a posto. cari voi, l'unica cosa intelligente che potete fare per le vostre figlie (e per voi) è di accendere la tv tutto il giorno.
dimenticate ogni speranza, o voi che figliate. bruciate tutti i libri che avete in casa e guardate in faccia la realtà.

tutto quello di cui avete bisogno non è altro che un vialetto comodo, un parcheggio poco frequentato dietro casa, una vecchia panda scassata, il numero dell'azienda di trasporti pubblici della vostra città per fare pratica sui mezzi pesanti che poi tutto viene più facile o, se proprio volete esagerare, iscrivete le vostre creature a un corso telematico per tassinari. non dimenticate, inoltre, di portarle spesso a provare i go-kart. ve lo dico, con il cuore in mano, ogni piccola bambina, anche la più secchiona, la più promettente dello spazio-universo scolastico, a un certo punto farà un figlio e scoprirà, finalmente, il senso della sua vita, il karma, il suo habitat naturale: il sedile dell'auto, a sinistra del cambio, a destra del vano porta-oggetti. la sua vocazione: il driver professionista. su e giù. a destra e a sinistra. a scarrozzare le creature, a scuola, a nuoto, dal pediatra, al parco giochi, a cercare i costumi di halloween, a comprare i mandarini senza semi (clementine), l'uva senza semi (transgenica), a musica, a yoga baby, dai nonni, alle festine, da iper bimbo, da io bimbo, da bimbo 2.000, al paradiso dei bimbo, alla gioia dei bimbi, alla ludoteca, dall'amico matteo, a vedere i dinosauri al parco, a vedere i pesci nella fontana, a vedere i cani per strada, a vedere le cimici nel bosco. sempre e comunque in macchina. che io, ormai, a forza di scarrozzarle, sono più del settore di fernando alonzo. e non mi chiedete più perché non scrivo mai.

ah, un consiglio, appena trovate un luna park, invece del bruco mela, portatele agli autoscontri, così vi portare avanti.
















#gioiadarte #gelati #flashback

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basquiat&matisse at work @pinacotecaagnelli

oggi mentre mangiavo un fondo di gelato al gianduia (direttamente dalla vaschetta). di nascosto, chiusa in bagno. seduta su un gradino di plastica di ikea per far arrivare i nani al lavandino. pigiata contro la porta con tutta la mia forza per arginare un tentativo di sfondamento che neache in the walking dead, pensavo a come si stava bene ieri.

perché l'arte non è cosa per pochi e neppure per grandi. l'arte è il meraviglioso, tangibile e visivo, tentativo di raccontare il mondo e la vita. e non è un caso che i bambini l'adorino, sotto tutte le sue forme. l'arte è un sublime distrai-nani. non servono nonni, tate, badanti. basta un quadro, a volte. 

così, ci siamo tuffati a capofitto, ieri pomeriggio, alla giornata per mamme blogger, organizzata dalla pinacoteca agnelli di torino (#gioiadarte). ory, belfy, marito e io. un pomeriggio esaltante. bottiglie piene di colori, pennelli di tutte le dimensioni, ciotole per amalgamare la pittura, un grandissimo foglio per disegnare un giardino incantato. un tavolo ricoperto di fogli colorati, pastelli a cera e forbici per costruire una città fatta magica di carta e colla. 

ory&belfy in visibilio. marito, dopo aver superato lo choc di vedere le sue figlie letteralmente dipinte dalla testa ai piedi (in un'altra vita, ne sono sicura, lui era mastrolindo), ha assaporato l'esperienza del nirvana, riuscendosi a sedere su un divanetto per una buona mezz'ora a controllare i risultati del fantacalcio. io, come la regina di saba, ho osservato il cielo dietro le finestre industriali del lingotto. ory&belfy annientate. quasi non ci fossero, completamente assorbite a dipingersi a vicenda e ogni tanto a pennellare il maxi-foglio. forse mi sono annoiata un po', disabituata ormai al concetto di tempo libero. 

l'opera prima dei nani blogger è un giardino incantevole a tinte brillanti eccetto che per quell'angolo in fondo a sinistra dove regnano grandi macchie nero pece opera di ory e pedate, ancora una volta nere, di belfy, prontamente ribattezzata the walking artist. che, quasi quasi, potrei pensare di monetizzarla questa sua inclinazione al walking painting. artissima, dacci uno stand.

peccato che, in pinacoteca, i laboratori della domenica per nani siano riservati ai fortunati genitori di creature dai 4 anni in su, se no, credo avrei davvero potuto pensare che la mia vita era a una svolta. e magari, un giorno di questi, il gelato l'avrei potuto mangiare senza dovermi chiudere in un bagno. altri 2 anni (se sopravvivo) e tutto questo sarà realtà.

mini artisti agguerriti durante il blogger day per mamme alla pinacoteca agnelli
ory&belfy (con il pennello nero) in primo piano, di spalle

ory tenta col giallo, dopo aver incatramato il giardino
tocco d'artista



the walking painting (in black)

su dettatura di ory





the walking artist

ma c'è una speranza che mi riempie il cuore, si chiama flashback, manifestazione dedicata all'arte antica e moderna che si svolgerà a torino dal 7 al 10 novembre, in concomitanza con artissima. la organizza un'amica, una giovane donna che ha avuto il coraggio di rischiare, di fare qualcosa per sé, di mollare la strada vecchia per scoprirne una nuova, più libera e creativa. il risultato è una fiera, fatta da giovani e pensata per i giovani, che mette insieme espositori da tutto il mondo alla promotrice della belle arti di torino.

io ci porterò ory&belfy tutti i giorni e mi riempirò la borsa di gelati di pepino.



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