mi si sono aperti tutti i chakra. lo sapevo. ora sono in mezzo alla corrente. travolta da un fiume in piena di chakra in movimento. quindi? che si fa? si chiuderanno un giorno 'sti chakra o resteranno spalancati per sempre. no, chiedo così, giusto per farmi qualche programma in più. o forse no, non serve, perché io sono destinata a diventare la mamma dei chakra tutti aperti. una sorta di guru. mi vestirò di arancione Hermès, mi faro una permanente frisé e finirò i miei giorni a passeggiare sulle colline del canavese come uno sherpa di moncalieri con solo un paio di consumate Nicholas Kirkwood ai piedi. tacco 10, che devo essere comoda. per riflettere sull'esistenza. magari mi appiccicherò pure una barba finta, così per calarmi di più nel personaggio. che il mio amore per l'India sia incommensurabile già si era compreso, che la necessità di tornarci fosse sempre più pressante pure, ma temo di essere arrivata al capolinea. quello dell'uscita 5 del terminal 1 di malpensa. obiettivo, aeroporto internazionale Indira Gandhi, nuova delhi. sola andata, grazie. no va beh, sono una mamma per bene. anche ritorno. insomma, ci siamo, direi. che manchino un anno, forse due, o piuttosto 9 mesi, questo non lo so, ma devo andare. questione di emotività di mamma. che a casa nostra è la creatività che deve essere nutrita, prima di tutto. per cui, bambine mie, fatevene una ragione (belfy sopratutto), mamma 10 giorni prima o poi, se ne andrà a farsi un giretto nella sua amata India. va bene, una pashmina ve la porto. pure i bracciali che fanno bling bling, quelli colorati. magari non di vetro. ci sto, anche una saree rosa, così poi potremo giocare a maharani e maharaja. altro che bandiera. benedetti chakra in piena. ora cosa sarà della mia vita, da oggi, il giorno in cui i miei chakra si sono messi a ballare i gangnam style fino al momento in cui le hostess chiuderanno il portellone dell'areo e mi diranno namaste? cucinerò lenticchie gialle tutti i giorni alle mie figlie? mi disegnerò il terzo occhio con il phard nuovo di Yves Saint Laurent per andare al mercato della boccia d'oro? obbligherò marito a guardare film di shah ruhk khan il sabato sera? tappezzerò i seggiolini bebé confort con posizioni della sequenza di mysore per ripassare? farò addormentare ory&belfy con le canzoni dell'ashram di sivananda a trivandrum? qualcuno tolga la musica, faccia smettere i miei chakra di ballare questo inutile tormentone coreano. che se ne chiuda almeno uno di questi chakra, per pietà. se no, non risponderò di me, spalancherò il mio trolley turchese di Louis Vuitton e salirò sul primo volo per bangalore. domani. perché questa storia dei chakra in piena proprio oggi? perché oggi, dopo 9 anni, sono tornata a fare yoga. questa mattina, all'alba. ovviamente non uno yoga qualunque. ma il mio yoga. lo stesso che 9 anni fa sono andata a praticare a mysore dal mitico shri K. Pattabhi Jois, grazie a mia madre. perché, per praticare yoga con shri K. Pattabhi Jois ci sono liste d'attesa millenarie. persone che vengono da tutto il mondo (mdna e gwyneth, comprese) e che si prenotano con anni di anticipo. io, invece, essendo italiana, superficiale e improvvisata, oltre che preda di continui innamoramenti fugaci, mi sono presentata bussando alla porta, così, in un giorno di una qualunque giornata di novembre di quasi 10 anni fa. senza nemmeno telefonare prima. come fanno i cafoni. certa del fatto, che io avevo l'asso nella manica, la carta in più: mammà. e fu così, che rimbalzata alla porta prima dal nipote, poi dalla figlia, insistetti almeno per spiare un pezzettino della lezione. giocandomi il tutto e per tutto in 5 minuti che mi cambiarono la vita, e il viaggio. "mammaaaaaaaaa". ed ecco, entrare, la mamma, splendida nel suo kurta pijama da uomo, fatto su misura dal sarto di pondicherry. che se in India ti vesti da uomo e sei una donna occidentale, già come dire, ti dai un tono. la mamma, appunto. unico essere terrestre che avesse mai messo piede nella scuola di mysore, al cospetto del maestro, a cui non gliene potesse importare di meno né del maestro, né di suo nipote, né di sua figlia, né dell'asthanga yoga, né di tutti quegli americani e giapponesi svegli dalle 4 per praticare al cospetto della divinità vivente dell'ashtanga yoga. "mammaaaaaaaa". e così fu. mamma in abiti locali da uomo, partì prima con il circuire il nipote, poi la figlia con un tourbillon di battute e racconti, fino a quando il mitico signore, incuriosito da cotanto frastuono non decise di venire a conoscere la nuova arrivata. la mamma italiana. che lo stregò. non gettandosi a terra. infrangendo, quindi, la regola n.1 delle regole: tuffarsi sul pavimento a bomba tutte le volte che si entra in contatto con il maestro, chiamandolo guru-ji e dimostrandogli, con quel gesto, rispetto, ammirazione e devozione. ma de ché. mia mamma, una persona semplice, poche certezze nella vita, ma molto chiare: il cheese naan (pane al formaggio),vegetable byriani (riso alle verdure), lemon rice, birra kingfischer, sartorie locali, baratti coi tibetani (oro con argento), dialoghi in pullman con indigeni in lingua aliena, fa un bel sorriso e comincia a intrattenere sua santità. io, accucciata a terra, mi vergogno, esattamente come quella volta in cui mi venne a prendere in discoteca con la pelliccia bianca. davanti a tutti. oppure, come quell'altra sera, quando in completo Missoni flamboyant mi beccò in birreria, mentre sarei dovuta essere a casa. e con la gonna a ruota che più a ruota non si può più colorata dello spazio-universo mi intimò di tornare a casa entro 12 secondi. ero 100 metri sotto terra. non per essere stata beccata in castagna, ma per il look. l'avrei sognata in loden verde. ero giovane e inconsapevole. pagherei, oggi, per avere quel completo Missoni, poi regalato a chissà chi. comunque, dopo la pezza attaccata a shri K. Pattabhi Jois probabilmente in sanscrito antico e dopo avergli dato, quasi sicuramente, la ricetta dei peperoni in agrodolce di nonna, il maestro mi ha permesso di frequentare la scuola. e per 2 mesi sono stata a mysore, ogni mattina. alle 7, con gli sfigati. perché lì i giustoni cominciano alle 4. e si va, poi, in ordine di bravura. tutto ciò, per dire, che dopo avere deciso di riprendere il mio amato asthanga, ho chiamato la scuola di lino miele a roma (unico italiano certificato da sri K. Pattabhi Jois) e ho chiesto con chi avrei potuto praticare ashtanga a torino. ho avuto un solo nome, roberto bocchi, che siccome la dea khali esiste, insegna qui vicino, a moncalieri. in una palestra (orrore e terrore) dove fanno anche spinning (attimi di panico a casa simpson). ma nella vita, l'ho imparato, l'apparenza inganna. vado. provo. forza e coraggio. suona la sveglia, preparo il materassino. salgo in macchina, metto una canzone di claudia mori per tirarmi su. (non succederà più che torni alle tre e mi io mi addormento senza te). direzione, periferia di moncalieri, frazione carpice. di fronte a me: la palestra. visualizzo la noce di cocco che mi bevevo dopo ogni lezione a mysore, faccio un respiro. entro. vado oltre la signorina che mi riceve con la cicca in bocca. vado oltre la scritta "buone feste" che ormai è quasi ferragosto. vado oltre la sala attrezzi che è grande come casa mia. poi, arriva lui, dritto come un fuso. si spengono le luci e comincia una sequenza a me amica. misticismo e visioni paradisiache a moncalieri. anzi a frazione carpice. e fu lì che mi si spalancarono tutti i chakra e cominciarono a ballare il gangnam style. nel frattempo, mi hanno detto che sri K. Pattabhi Jois è morto. R.I.P.. grande maestro, chissà se poi i peperoni in agrodolce di nonna li avrai mai assaggiati.
mi si sono aperti tutti i chakra. lo sapevo. ora sono in mezzo alla corrente. travolta da un fiume in piena di chakra in movimento. quindi? che si fa? si chiuderanno un giorno 'sti chakra o resteranno spalancati per sempre. no, chiedo così, giusto per farmi qualche programma in più. o forse no, non serve, perché io sono destinata a diventare la mamma dei chakra tutti aperti. una sorta di guru. mi vestirò di arancione Hermès, mi faro una permanente frisé e finirò i miei giorni a passeggiare sulle colline del canavese come uno sherpa di moncalieri con solo un paio di consumate Nicholas Kirkwood ai piedi. tacco 10, che devo essere comoda. per riflettere sull'esistenza. magari mi appiccicherò pure una barba finta, così per calarmi di più nel personaggio. che il mio amore per l'India sia incommensurabile già si era compreso, che la necessità di tornarci fosse sempre più pressante pure, ma temo di essere arrivata al capolinea. quello dell'uscita 5 del terminal 1 di malpensa. obiettivo, aeroporto internazionale Indira Gandhi, nuova delhi. sola andata, grazie. no va beh, sono una mamma per bene. anche ritorno. insomma, ci siamo, direi. che manchino un anno, forse due, o piuttosto 9 mesi, questo non lo so, ma devo andare. questione di emotività di mamma. che a casa nostra è la creatività che deve essere nutrita, prima di tutto. per cui, bambine mie, fatevene una ragione (belfy sopratutto), mamma 10 giorni prima o poi, se ne andrà a farsi un giretto nella sua amata India. va bene, una pashmina ve la porto. pure i bracciali che fanno bling bling, quelli colorati. magari non di vetro. ci sto, anche una saree rosa, così poi potremo giocare a maharani e maharaja. altro che bandiera. benedetti chakra in piena. ora cosa sarà della mia vita, da oggi, il giorno in cui i miei chakra si sono messi a ballare i gangnam style fino al momento in cui le hostess chiuderanno il portellone dell'areo e mi diranno namaste? cucinerò lenticchie gialle tutti i giorni alle mie figlie? mi disegnerò il terzo occhio con il phard nuovo di Yves Saint Laurent per andare al mercato della boccia d'oro? obbligherò marito a guardare film di shah ruhk khan il sabato sera? tappezzerò i seggiolini bebé confort con posizioni della sequenza di mysore per ripassare? farò addormentare ory&belfy con le canzoni dell'ashram di sivananda a trivandrum? qualcuno tolga la musica, faccia smettere i miei chakra di ballare questo inutile tormentone coreano. che se ne chiuda almeno uno di questi chakra, per pietà. se no, non risponderò di me, spalancherò il mio trolley turchese di Louis Vuitton e salirò sul primo volo per bangalore. domani. perché questa storia dei chakra in piena proprio oggi? perché oggi, dopo 9 anni, sono tornata a fare yoga. questa mattina, all'alba. ovviamente non uno yoga qualunque. ma il mio yoga. lo stesso che 9 anni fa sono andata a praticare a mysore dal mitico shri K. Pattabhi Jois, grazie a mia madre. perché, per praticare yoga con shri K. Pattabhi Jois ci sono liste d'attesa millenarie. persone che vengono da tutto il mondo (mdna e gwyneth, comprese) e che si prenotano con anni di anticipo. io, invece, essendo italiana, superficiale e improvvisata, oltre che preda di continui innamoramenti fugaci, mi sono presentata bussando alla porta, così, in un giorno di una qualunque giornata di novembre di quasi 10 anni fa. senza nemmeno telefonare prima. come fanno i cafoni. certa del fatto, che io avevo l'asso nella manica, la carta in più: mammà. e fu così, che rimbalzata alla porta prima dal nipote, poi dalla figlia, insistetti almeno per spiare un pezzettino della lezione. giocandomi il tutto e per tutto in 5 minuti che mi cambiarono la vita, e il viaggio. "mammaaaaaaaaa". ed ecco, entrare, la mamma, splendida nel suo kurta pijama da uomo, fatto su misura dal sarto di pondicherry. che se in India ti vesti da uomo e sei una donna occidentale, già come dire, ti dai un tono. la mamma, appunto. unico essere terrestre che avesse mai messo piede nella scuola di mysore, al cospetto del maestro, a cui non gliene potesse importare di meno né del maestro, né di suo nipote, né di sua figlia, né dell'asthanga yoga, né di tutti quegli americani e giapponesi svegli dalle 4 per praticare al cospetto della divinità vivente dell'ashtanga yoga. "mammaaaaaaaa". e così fu. mamma in abiti locali da uomo, partì prima con il circuire il nipote, poi la figlia con un tourbillon di battute e racconti, fino a quando il mitico signore, incuriosito da cotanto frastuono non decise di venire a conoscere la nuova arrivata. la mamma italiana. che lo stregò. non gettandosi a terra. infrangendo, quindi, la regola n.1 delle regole: tuffarsi sul pavimento a bomba tutte le volte che si entra in contatto con il maestro, chiamandolo guru-ji e dimostrandogli, con quel gesto, rispetto, ammirazione e devozione. ma de ché. mia mamma, una persona semplice, poche certezze nella vita, ma molto chiare: il cheese naan (pane al formaggio),vegetable byriani (riso alle verdure), lemon rice, birra kingfischer, sartorie locali, baratti coi tibetani (oro con argento), dialoghi in pullman con indigeni in lingua aliena, fa un bel sorriso e comincia a intrattenere sua santità. io, accucciata a terra, mi vergogno, esattamente come quella volta in cui mi venne a prendere in discoteca con la pelliccia bianca. davanti a tutti. oppure, come quell'altra sera, quando in completo Missoni flamboyant mi beccò in birreria, mentre sarei dovuta essere a casa. e con la gonna a ruota che più a ruota non si può più colorata dello spazio-universo mi intimò di tornare a casa entro 12 secondi. ero 100 metri sotto terra. non per essere stata beccata in castagna, ma per il look. l'avrei sognata in loden verde. ero giovane e inconsapevole. pagherei, oggi, per avere quel completo Missoni, poi regalato a chissà chi. comunque, dopo la pezza attaccata a shri K. Pattabhi Jois probabilmente in sanscrito antico e dopo avergli dato, quasi sicuramente, la ricetta dei peperoni in agrodolce di nonna, il maestro mi ha permesso di frequentare la scuola. e per 2 mesi sono stata a mysore, ogni mattina. alle 7, con gli sfigati. perché lì i giustoni cominciano alle 4. e si va, poi, in ordine di bravura. tutto ciò, per dire, che dopo avere deciso di riprendere il mio amato asthanga, ho chiamato la scuola di lino miele a roma (unico italiano certificato da sri K. Pattabhi Jois) e ho chiesto con chi avrei potuto praticare ashtanga a torino. ho avuto un solo nome, roberto bocchi, che siccome la dea khali esiste, insegna qui vicino, a moncalieri. in una palestra (orrore e terrore) dove fanno anche spinning (attimi di panico a casa simpson). ma nella vita, l'ho imparato, l'apparenza inganna. vado. provo. forza e coraggio. suona la sveglia, preparo il materassino. salgo in macchina, metto una canzone di claudia mori per tirarmi su. (non succederà più che torni alle tre e mi io mi addormento senza te). direzione, periferia di moncalieri, frazione carpice. di fronte a me: la palestra. visualizzo la noce di cocco che mi bevevo dopo ogni lezione a mysore, faccio un respiro. entro. vado oltre la signorina che mi riceve con la cicca in bocca. vado oltre la scritta "buone feste" che ormai è quasi ferragosto. vado oltre la sala attrezzi che è grande come casa mia. poi, arriva lui, dritto come un fuso. si spengono le luci e comincia una sequenza a me amica. misticismo e visioni paradisiache a moncalieri. anzi a frazione carpice. e fu lì che mi si spalancarono tutti i chakra e cominciarono a ballare il gangnam style. nel frattempo, mi hanno detto che sri K. Pattabhi Jois è morto. R.I.P.. grande maestro, chissà se poi i peperoni in agrodolce di nonna li avrai mai assaggiati.