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oggi, il giorno in cui tutti i miei chakra hanno cominciato a ballare il gangnam style

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mi si sono aperti tutti i chakra. lo sapevo. ora sono in mezzo alla corrente. travolta da un fiume in piena di chakra in movimento. quindi? che si fa? si chiuderanno un giorno 'sti chakra o resteranno spalancati per sempre. no, chiedo così, giusto per farmi qualche programma in più. o forse no, non serve, perché io sono destinata a diventare la mamma dei chakra tutti aperti. una sorta di guru. mi vestirò di arancione Hermès, mi faro una permanente frisé e finirò i miei giorni a passeggiare sulle colline del canavese come uno sherpa di moncalieri con solo un paio di consumate Nicholas Kirkwood ai piedi. tacco 10, che devo essere comoda. per riflettere sull'esistenza. magari mi appiccicherò pure una barba finta, così per calarmi di più nel personaggio. che il mio amore per l'India sia incommensurabile già si era compreso, che la necessità di tornarci fosse sempre più pressante pure, ma temo di essere arrivata al capolinea. quello dell'uscita 5 del terminal 1 di malpensa. obiettivo, aeroporto internazionale Indira Gandhi, nuova delhi. sola andata, grazie. no va beh, sono una mamma per bene. anche ritorno. insomma, ci siamo, direi. che manchino un anno, forse due, o piuttosto 9 mesi, questo non lo so, ma devo andare. questione di emotività di mamma. che a casa nostra è la creatività che deve essere nutrita, prima di tutto. per cui, bambine mie, fatevene una ragione (belfy sopratutto), mamma 10 giorni prima o poi, se ne andrà a farsi un giretto nella sua amata India. va bene, una pashmina ve la porto. pure i bracciali che fanno bling bling, quelli colorati. magari non di vetro. ci sto, anche una saree rosa, così poi potremo giocare a maharani e maharaja. altro che bandiera. benedetti chakra in piena. ora cosa sarà della mia vita, da oggi, il giorno in cui i miei chakra si sono messi a ballare i gangnam style fino al momento in cui le hostess chiuderanno il portellone dell'areo e mi diranno namaste? cucinerò lenticchie gialle tutti i giorni alle mie figlie? mi disegnerò il terzo occhio con il phard nuovo di Yves Saint Laurent per andare al mercato della boccia d'oro? obbligherò marito a guardare film di shah ruhk khan il sabato sera? tappezzerò i seggiolini bebé confort con posizioni della sequenza di mysore per ripassare? farò addormentare ory&belfy con le canzoni dell'ashram di sivananda a trivandrum? qualcuno tolga la musica, faccia smettere i miei chakra di ballare questo inutile tormentone coreano. che se ne chiuda almeno uno di questi chakra, per pietà. se no, non risponderò di me, spalancherò il mio trolley turchese di Louis Vuitton e salirò sul primo volo per bangalore. domani. perché questa storia dei chakra in piena proprio oggi? perché oggi, dopo 9 anni, sono tornata a fare yoga. questa mattina, all'alba. ovviamente non uno yoga qualunque. ma il mio yoga. lo stesso che 9 anni fa sono andata a praticare a mysore dal mitico shri K. Pattabhi Jois, grazie a mia madre. perché, per praticare yoga con shri K. Pattabhi Jois ci sono liste d'attesa millenarie. persone che vengono da tutto il mondo (mdna e gwyneth, comprese) e che si prenotano con anni di anticipo. io, invece, essendo italiana, superficiale e improvvisata, oltre che preda di continui innamoramenti fugaci, mi sono presentata bussando alla porta, così, in un giorno di una qualunque giornata di novembre di quasi 10 anni fa. senza nemmeno telefonare prima. come fanno i cafoni. certa del fatto, che io avevo l'asso nella manica, la carta in più: mammà. e fu così, che rimbalzata alla porta prima dal nipote, poi dalla figlia, insistetti almeno per spiare un pezzettino della lezione. giocandomi il tutto e per tutto in 5 minuti che mi cambiarono la vita, e il viaggio. "mammaaaaaaaaa". ed ecco, entrare, la mamma, splendida nel suo kurta pijama da uomo, fatto su misura dal sarto di pondicherry. che se in India ti vesti da uomo e sei una donna occidentale, già come dire, ti dai un tono. la mamma, appunto. unico essere terrestre che avesse mai messo piede nella scuola di mysore, al cospetto del maestro, a cui non gliene potesse importare di meno né del maestro, né di suo nipote, né di sua figlia, né dell'asthanga yoga, né di tutti quegli americani  e giapponesi svegli dalle 4 per praticare al cospetto della divinità vivente dell'ashtanga yoga. "mammaaaaaaaa". e così fu. mamma in abiti locali da uomo, partì prima con il circuire il nipote, poi la figlia con un tourbillon di battute e racconti, fino a quando il mitico signore, incuriosito da cotanto frastuono non decise di venire a conoscere la nuova arrivata. la mamma italiana. che lo stregò. non gettandosi a terra. infrangendo, quindi, la regola n.1 delle regole: tuffarsi sul pavimento a bomba tutte le volte che si entra in contatto con il maestro, chiamandolo guru-ji e dimostrandogli, con quel gesto, rispetto, ammirazione e devozione. ma de ché. mia mamma, una persona semplice, poche certezze nella vita, ma molto chiare: il cheese naan (pane al formaggio),vegetable byriani (riso alle verdure), lemon rice, birra kingfischer, sartorie locali, baratti coi tibetani (oro con argento), dialoghi in pullman con indigeni in lingua aliena, fa un bel sorriso e comincia a intrattenere sua santità. io, accucciata a terra, mi vergogno, esattamente come quella volta in cui mi venne a prendere in discoteca con la pelliccia bianca. davanti a tutti. oppure, come quell'altra sera, quando in completo Missoni flamboyant mi beccò in birreria, mentre sarei dovuta essere a casa. e con la gonna a ruota che più a ruota non si può più colorata dello spazio-universo mi intimò di tornare a casa entro 12 secondi. ero 100 metri sotto terra. non per essere stata beccata in castagna, ma per il look. l'avrei sognata in loden verde. ero giovane e inconsapevole. pagherei, oggi,  per avere quel completo Missoni, poi regalato a chissà chi. comunque, dopo la pezza attaccata a shri K. Pattabhi Jois probabilmente in sanscrito antico e dopo avergli dato, quasi sicuramente, la ricetta dei peperoni in agrodolce di nonna, il maestro mi ha permesso di frequentare la scuola. e per 2 mesi sono stata a mysore, ogni mattina. alle 7, con gli sfigati. perché lì i giustoni cominciano alle 4. e si va, poi, in ordine di bravura. tutto ciò, per dire, che dopo avere deciso di riprendere il mio amato asthanga, ho chiamato la scuola di lino miele a roma (unico italiano certificato da sri K. Pattabhi Jois) e ho chiesto con chi avrei potuto praticare ashtanga a torino. ho avuto un solo nome, roberto bocchi, che siccome la dea khali esiste, insegna qui vicino, a moncalieri. in una palestra (orrore e terrore) dove fanno anche spinning (attimi di panico a casa simpson). ma nella vita, l'ho imparato, l'apparenza inganna. vado. provo. forza e coraggio. suona la sveglia, preparo il materassino. salgo in macchina, metto una canzone di claudia mori per tirarmi su. (non succederà più che torni alle tre e mi io mi addormento senza te). direzione, periferia di moncalieri, frazione carpice. di fronte a me: la palestra. visualizzo la noce di cocco che mi bevevo dopo ogni lezione a mysore, faccio un respiro. entro. vado oltre la signorina che mi riceve con la cicca in bocca. vado oltre la scritta "buone feste" che ormai è quasi ferragosto. vado oltre la sala attrezzi che è grande come casa mia. poi, arriva lui, dritto come un fuso. si spengono le luci e comincia una sequenza a me amica. misticismo e visioni paradisiache a moncalieri. anzi a frazione carpice. e fu lì che mi si spalancarono tutti i chakra e cominciarono a ballare il gangnam style. nel frattempo, mi hanno detto che sri K. Pattabhi Jois è morto. R.I.P.. grande maestro, chissà se poi i peperoni in agrodolce di nonna li avrai mai assaggiati.

il saper vivere (le scarpette rosse e quei sogni da raccontare agli uomini)

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ovvero, i consigli di donna letizia versione 2.0. piccoli pensieri raccontati attraverso gli occhi 
di ory&belfy. micro idee da condividere. se vi va. ogni mercoledì su oilnanoolamoda.com


ory indossa ballerine di glitter con cinturino, Zara Home (thanks to zia costy)

quello che gli uomini sembrano non comprendere è che le scarpe non servono per camminare, ma per sognare. per questo abbiamo sempre il desiderio di averne di nuove. quelle rosse, poi, sono magiche. lucide e leggere, per danzare senza sosta. scintillanti e di glitter, per aprire le porte di un mondo fantastico. e possederne un paio è un sacrosanto diritto di ogni donna. ecco

ory&belfy






Casual friday (alla carlona e in zona cesarini)

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Come mi vestirei oggi se non abitassi con gli alieni. E se non fossi in montagna con -20, senza connessione, con le belve che ululano da ieri, marito con un raffreddore cosmico e un'insana necessità di polenta concia. Beh, mi vestirei come lei. Con una pelliccia, magari



un attimo prima che tutto cambi

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proprio lì, davanti ai tuoi occhi, nel silenzio assoluto

poi succede che in un attimo tutto cambia. un istante prima era come sempre. poi, basta. fine. crack. e accade che niente è più uguale a prima. che, in un secondo, ti devi fermare. immobile, in silenzio. anche se fuori c'è un rumore assordante. di vite, di amori, di guerre, dolori e risate. no, ora ti fermi. devi ricordarti che la vita è meravigliosa, che è un regalo troppo grande. un regalo strano, in cui tutto sa di miracolo, eppure ogni cosa sembra terribilmente normale. quasi non te ne accorgi. vivi, giorno dopo giorno, senza realizzare il miracolo che si compie. con superficialità. parli, mangi, ami. respiri, senza capire quale magia si nasconde in un respiro. a ogni respiro. e ti arrabbi, ti viene l'ansia, poi i nervi, non dormi, pensi troppo. ad altro. perché l'amore della tua vita non si ricorda mai di regalarti i fiori il giorno del vostro anniversario, perché tua mamma non ti fa uscire proprio la sera in cui tutte le tue amiche escono, perché ti hanno rubato il parcheggio sotto il naso, perché le tue figlie minuscole non ti fanno dormire da mesi (forse anni), perché il signore delle tende ha fatto l'orlo troppo in alto, o troppo in basso, perché la tua amica non ha saputo capirti, o forse non era come immaginavi che fosse, perché il tuo capo ti ha tenuto in ufficio fino alle 21 anche se non c'era nulla da fare, perché ti hanno beccata, lo sanno che fumi, perché vorresti avere un'altra possibilità, perché il parrucchiere ha sbagliato il taglio e ti sembra la fine del mondo, perché tua suocera è entrata in casa senza dirtelo per la terza volta, perché ti hanno scippato e hai preso una multa ed eri solo 1 centimetro sulle strisce, perché hai detto una bugia e se ne sono accorti tutti. anche se era una bugia bianca. perché vorresti piangere e con lui/lei non riesci a capirti, sembrate su due pianeti lontani. eppure eravate vicini. prima. e quella volta che ti hanno fregato un'idea, un sogno, un pezzo di vita, un fidanzato, un amico, il posto vicino al finestrino in aereo. e di nuovo da capo. sciocchezze, milioni di sciocchezze che ti riempiono i pensieri. fino al giorno in cui tutto cambia. il giorno in cui ti devi fermare. e allora, ti guardi indietro e ti chiedi come hai fatto a dimenticare il senso di tutto. come hai fatto a sprecare tutti quei minuti dietro a inutili pensieri quando tutto ciò di cui avevi bisogno era lì davanti ai tuoi occhi: la vita. allora, sì, che ti viene da piangere. sì, che per un istante comprendi quel senso, proprio come te lo raccontano nelle fiabe, nelle sacre scritture, nelle poesie e tra le righe dei libri di filosofia, nei documentari di piero angela. è il momento in cui succede qualcosa che non ti aspettavi a una persona che ami o a qualcuno a cui vuoi bene o che conosci bene, magari non da tanto eppure è già speciale nel tuo cuore. per mille ragioni. e ti ricordi di quando è successo a te, tanti anni fa, per più di una volta. la prima eri piccola, i ricordi sono confusi, hai nella mente quelle giornate in cui tutti erano carini con te. e tua mamma stava lì, a letto in una stanza buia. da sola, anche di giorno. e non dormiva, ma quando entravi tu in camera, lei sorrideva. non capivi bene, ma avevi quel senso di sospensione dentro, allo stomaco, un po' più su dello stomaco. poi tutti dicono quella storia del tempo, che fa passare ogni cosa. sembra impossibile, però, poi, è vero. l'hai provato anche tu, sulla tua pelle. grazie, tempo. ma quel senso di sospensione e  strozzamento allo stomaco, quello, non l'hai dimenticato. e poi succede ancora. la storia è sempre la stessa. è la vita, dicono. e rimani lì, ancora una volta, immobile, e non sai cosa dire perché ti senti stupido. stupido per tutte le volte in cui ti sei lamentato perché ti si è infeltrito un cappello o hai perso un ricordo prezioso o ti si è rotto il tacco delle tue scarpe preferite. ma in realtà, ora sai benissimo, che l'unica cosa che hai perso è il senso della vita. e vorresti fermare il tempo. per dire tutte le parole che non sei riuscito a dire. per favore, ridatemi un giorno, un 'ora, 5 minuti. ma non puoi, riaverlo quel tempo, e lo sai. allora chiami tutte le persone che ami per dire loro cosa significano per te, poi però ti fermi e pensi che non hai bisogno di dire. perché già lo sanno. e invece, no, bisogna sempre dire, prima che il tempo non sia più abbastanza. bisogna raccontare e dimostrare, perché poi magari in un attimo niente sarà più uguale a prima. ory, belfy, marito, mamma, amiche vicine e lontane, vecchie e nuove. grazie, vi voglio bene, per fortuna che ci siete, non ho dimenticato, abbiamo bisogno di tempo, lo so non chiamo ma ti penso, è grazie a te se sono quello che sono, hai reso tutto più bello. e vale per tutti voi. meglio dirlo una volta in più che una volta in meno. poi ti ricordi le parole di tua madre, le parole di sempre perché a lei non importa nulla né delle rughe, né della pelle che cade, né dei capelli che diventano bianchi e del corpo che piano piano diventa più debole. amo i miei compleanni, significa che sono ancora viva. e pensi alla lezione, forse la più importante, che ti ha insegnato, quella risposta alle infinite telefonate perché qualcuno ti ha fatto arrabbiare o hai perso qualcosa o non dormi e sei stanca: ti capisco, ma sono pur sempre problemi dei vivi. che ogni tanto ti venivano pure i nervi. ma ha così tanta ragione. e allora, va bene, il tempo sistema tutto e tra un po' il rumore assordante ricoprirà ancora una volta quel silenzio in cui ti sei fermata. però, questa volta, lo prometti: ci proverai, per davvero e sempre di più, a ricordarti che la vita è meravigliosa e nemmeno un minuto va sprecato. mai.

il matrimonio di ory (in Christian Dior couture) mentre a parigi c'è l'alta moda - day one

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questa notte ho sognato il matrimonio di ory 
(marito, fattene una ragione e tappati le orecchie. anzi, chiudi gli occhi e non leggere)



ed ecco incedere lei, ory, regale e dritta dopo anni di ashtanga yoha con mamma a mysore che attraversa la navata
 del duomo di berlino (perché per l'epoca ci saremo trasferiti lì #ciaomoncalieri. sicuro proprio) in un magnifico abito di Christian Dior couture primavera-estate 2013 by Raf Simons con veletta. che giusta ory. tutta la sua mamma, si sente mormorare dai banchi delle prime file

ory, lo so che avresti preferito un vaporoso abito di Giambattista Valli couture primavera-estate 2013 perché tu sei un tipo romantico, ma credi a mamma, stupiamoli 'sti parenti. vai di Christian Dior (vedi sopra)

e per la sera, cambio d'abito (perché sanremo è sanremo), ballerai fino all'alba in Atelier Versace p/e 2013 con uno dei vestiti che hanno segnato il debutto di Donatella Versace nell'alta moda. bianco con dettagli fluo. ory, getta il Valli e il Dior nell'armadio, e sii un po' vamp, che i mariti bisogna tenerseli. fin dall'inizio



e tu, piccola belfy, quale damigella migliore in un tubino space rosa cipria Chanel couture p/e 2013. gli stivali, magari tin un'altra occasione, ve'? 

belfy, senti, scordatelo, lo so che è irresistibile, ma è il matrimonio di tua sorella, vorrai mica metterti in mostra come sempre? no, belfy, non ci sto. riportalo in atelier, subito (Giambattista Valli couture p/e 2013)

belfy, ma cosa fai, mi prendi in giro, come una principessa ti vuoi presentare? e tua sorella? con tutte le volte che ti sei mangiata i suoi pastelli e lei ti ha perdonato? vogliamo parlare di quella volta che hai staccato una gamba a cicciobello? pure il matrimonio le vuoi rovinare? belfy, fila in atelier a cambiare l'abito. ora
(Giambattista Valli couture primavera-estate 2013)

ecco, ora ci siamo, questo va bene. finalmente. oh, meraviglia. ma con tutti questi fiori vuoi ballare? e se ti rovesci un vodka tonic addosso come al solito? poi la tintoria chi la paga? che c'ho scritto joconda sulla fronte?
(Giambattista Valli couture primavera-estate 2013)


ah, ti cambi, come ory, anche tu? certo, sanremo e sanremo, lo dico sempre io, giusto. va bene, andata, mi hai convinto. la gonna la allunghiamo, ve'? (Giambattista Valli couture primavera-estate 2013)


oh, e io? ah, io, mi sentirei così tanto in vena di tribal, di animalier ma in chiave contemporanea, discreta, superchic, che siamo pur sempre di provincia noi. ah, questo sì che è perfetto. questo non può che essere mio. grazie, Giambattista Valli (couture primavera- estate 2013). tua per sempre, la mamma della sposa

è amore. amore senza fine. oh sì, sotto il cappottino (vedi sopra) questo è fulgidamente necessario. la mamma della sposa come Bianca Jagger.  ora sì che sono sicura che sarà il giorno perfetto. di mamma
(Giambattista Valli couture primavera-estate 2013)

no, belfy, non mi fare le ripicche, così io non ci vengo. lo so che è chic, ma ti pare che tua mamma si veste bon-ton al vostro matrimonio? e quando mi ricapita. (Giambattista Valli couture primavera-estate 2013)

per ballare mi devo cambiare anch'io? beh, sì, certamente. questo va bene, belfy, ma la gonna s'ha da allungà, che ormai ho un'età. tanto dobbiamo fare allungare pure le tue. tié (Giambattista Valli couture primavera-estate 2013)

no, ma io dico, belfy, ma sei fuori si testa? stiamo organizzando il matrimonio di tua sorella e ti vuoi già comprare il vestito per il tuo di matrimonio? adesso? ho capito che sarebbe perfetto per il tuo di matrimonio e che Cara Delevingne è l'ideale a cui tendi da sempre (come stile di vita), ma per diamine hai 13 mesi e ancora non cammini (vergogna a #casasimpson) e già un abito da sposa di Chanel couture primavera-estate 2013 vorresti? un'occasione?!?!?! guarda che mica  la mettono in saldo l'alta moda. ma va là.

ah, beh, se preferite, fare così, va bene. non che sia il sogno della mia vita che le mie figlie si sposino insieme come le sorelle logan in beautiful, ma se proprio volete, la vita è vostra. mamma convincerà papà, non vi preoccupate. e no, belfy, però il figlio fuori dal matrimonio, quello no, eh? a papà gli verrebbe un coccolone. ma poi, quanti anni ha 'sto creaturo? 12? belfy, fila in camera tua. 'stasera niente favola del riccio
(il finale della sfilata Chanel couture primavera-estate 2013)













c'era una volta un signore con gli occhi blu molto chiaro che si chiamava Giorgio Armani

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Fashion tales n.3 by oilnanoolamoda per le Funky Mamas 
Giorgio Armani by Andy Warhol

Dedicato a Lili&Stella (2 anni e 4 mesi&1 anno e 1 mese – e ancora non cammina, le mie figlie)
C’era un volta…
…un signore con due grandi occhi azzurri, anzi “bu” (blu) molto chiaro, per capirci meglio.
Questo signore, fin da quand’era bambino come voi, aveva vissuto ogni giorno con la fantasia, immaginando meravigliose storie del passato, soprattutto tra gli anni Venti e Trenta.
Nato a Piacenza in un caldo giorno di luglio, presto aveva portato quei suoi occhi fantastici a Oriente, là dove l’eleganza è naturale e democratica, passando per l’adorata India di mamma, per il Giappone, la Cina e l’Arabia, fino ad arrivare nel paese dei sogni. Dove tutto può accadere. Dove le persone volano più in alto delle nuvole, dove i colori si incontrano per non lasciarsi più, dove le forme diventano leggere come idee.
Perché questo signore, che si chiama Giorgio proprio come il nostro panettiere, sa fare le magie, sapete, bambine?
Ogni volta che lui guarda con quelli occhi blu molto chiaro, infatti, qualcosa di incantevole accade.
Per esempio, un giorno, che da allora nulla fu più come prima, egli creò la giacca così come ancora la conosciamo oggi. E quella che prima pareva un’armatura medioevale, grazie al suo tocco magico, diventò fluida come un cardigan. Destrutturata, leggera, morbida, lineare e quotidiana. Centro del guardaroba maschile e pure di quello femminile. Continua...qui: http://www.lefunkymamas.com/cera-una-volta-un-signore-con-gli-occhi-blu-molto-chiaro-che-si-chiamava-giorgio-armani/

ogni sera quando il grembiulino appendo al comodino e i miei pensieri poso sul cuscino, io lo sento che ci sarà Valentino nel mio destino

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sogno o son desta?
(Valentino couture primavera-estate 2013: il sublime)

altroché, se son desta! questa è la realtà, sono arrivati i discepoli di sua maestà.
ora vedo un tappeto magico proprio di fronte ai miei occhi che diventa il mio sogno coi controfiocchi
(Valentino couture p-e 2013)

lungo o corto, purché della stessa magia sia avvolto. Cara mia, tu che puoi, scappa via e portatelo con tia
(Valentino couture p-e 2013) 

 se solo potessi sposarmi ancora un volta (Valentino couture p-e 2013)


anzi due
(Valentino couture p-e 2013)

meglio tre. questo è amore vero lo sento, questo abito è un portento
(Valentino couture p-e 2013)

va bene anche in comune
(Valentino couture p-e 2013)

o in una chiesa sconsacrata
(Valentino couture p-e 2013)

o sulla mole antonelliana
(Valentino couture p-e 2013)

potessi essere come Elizabeth Taylor, di hollywood la regina, vestirei dalla sera alla mattina come una gran divina
(Valentino couture p-e 2013)

alle volte, basterebbe anche un solo abito per essere felici purché ci faccia sentire come dello stile le imperatrici
(Valentino couture p-e 2013)

sebbene, è pur vero, che chi si accontenta, gode
(Elie Saab, couture p-e 2013)

e se proprio dovrò farmene una ragione che una principessa non sono né mai sarò,
almeno di fantasie optical e oro mi cospargerò
 (Armani Privé couture p-e- 2013)

e, visto che l'estate è alle porte e tra poco di caldo morirò, da Brigitte Bardot
mi travestirò e di Miroslava Duma amica diventerò
 (Ulyana Seergenko couture p-e 2013)


ora basta, di sognare non è più il momento, che la minestra di ceci è sul fuoco da troppo tempo
non devo dimenticare che ho 2 figlie, 1 marito e 1 anello al dito
meglio sognare un abito-asilo nido
(Jean-Paul Gaultier couture p-e 2013)

casual friday - namaste

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come mi vestirei oggi se non abitassi con gli alieni

(saree di seta blu India, tailor made. bracciali d'argento indiani comprati al mercato tibetano di calangute 100 trilioni di anni fa - ahimè -, 3° occhio realizzato con lucidalabbra rosso a lunga tenuta, 
Giorgio Armani make-up)


namaste, buongiorno, good morning, mamma latte


momento riflessivo - om


vai con la katakali


a moncalieri come a bollywood


nel caso piovesse o si volesse aggiungere un alone di mistero alla propria figura


meglio tornare alla katakali


versione notturna, abito da gran sera


come ne le 1000 e una notte (con belfy)


ossessione denim (il salva-mamma)

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la modella cinese Xiao Wen Ju fotografata da Tommy Ton

ormai ho un solo pensiero in testa. e non è insegnare a camminare a belfy che, scandalosamente, a 13 mesi ancora vive ad altezza calzino estivo. è che ci sono cose e situazione che si capiscono, e spesso apprezzano, solamente da grandi. tipo la pizza, la pasta e i panini. la domenica. il vino rosso e il tartufo. i nonni. attaccare discorso con gli sconosciuti. alzarsi presto quando ancora tutti dormono. l'angolo del fallato alle vendite, agli outlet, nella vita. il tempo. i mocassini e il cerchietto. sciare, non solo con il pomeridiano. il blu. uscire senza bere (per il giorno dopo). e i jeans.
perché io da qualche tempo penso solo al denim. parliamo di me: un'infanzia difficile. da piccola mia madre mi vestiva in total look Pupi Solari e io mi volevo suicidare a ogni pubblica apparizione dalla vergogna. sognavo la tuta e lei si ostinava a propormi abiti di velluto a costine con maniche a sbuffo e gonne a pieghe di tweed, nonostante frequentassi una ruggente scuola, diciamo non proprio del centro città. ogni mattina, tale era il profondo imbarazzo di mostrare lo spaventevole outfit ai miei compagni tutati che, quasi sempre, entravo a scuola a campanella suonata (e a rischio nota). ricordo ancora quella volta che mamma, tornata da un viaggio esotico, si era presentata con un completo gonna+camicia jungle a tinte fluo, che non è proprio il massimo dell'essere cool per una bambina di terza elementare. e io, obbligata a indossarlo, mi sono dovuta palesare in formato micro neon dal sapore giunglesco dai mille colori proprio il giorno in cui i bidelli avevano fatto sciopero e tutti gli alunni aspettavano in massa fuori dal portone. a guardare il mio completo ricoperto di tigri, leopardi e tucani lisergici. l'hanno visto tutti. pure le maestre. un look talmente psichedelico che nemmeno Krizia nei tempi d'oro in collaborazione con Enrico Coveri dei tempi fulgidi avrebbero anche solo potuto immaginare nelle loro fantasie post fughe hippy in giappone coi cugini manga di campagna. per non parlare di "quella volta dei completi africa", a questo giro pantaloni lunghi e camicia mezze maniche da tranviere, simpaticamente omaggiati sempre da mamma dopo un entusiasmante soggiorno a cape town. uno era azzurro cielo. l'altro rosa salmone. a tinta unita. per capirci. quindi, non c'è da stupirsi, se il primo capo che comprai da sola fu un paio di jeans. un paio di meravigliosi jeans skinny. magari con qualche dettaglio di raso lilla di troppo, ma pur sempre jeans. furono il segno della mia libertà. gettati in un rogo alto come la mole antonelliana tutti i pezzi Pupi Solari (gonna a pieghe con cardigan a tono color senape e gonna a ruota verde smeraldo + camicia bianca in testa), da quel giorno cominciai a decidere io. non dico che il percorso fu semplice e sempre di buon gusto. anzi. ma cominciò l'era di pret-à-maman. best company-pizzi&merletti-periodopunk-bon-ton-sciurite-grunge-disco-bonton-rockparigino-vintage-intellettuale-minimal-sciatt&snob-rockparigino-bon-ton. fino a oggi: la terra di nessuno: la maternità. che non c'è più tempo, né per scegliere, né per essere pulite, in forma, in ordine. né per capire in che anno o stagione si è. tipo ora. è inverno? primavera-estate? aurora boreale? e rieccoci a noi. i jeans. amati e odiati (perché trovarne un paio che smagrisca e che, contemporaneamente, non appiattisca il sedere è ardua impresa al pari di trovare una Proenza Schouler ai saldi o di dormire 2 notti di seguito con un nano sotto i 40 giorni), sono diventati la mia divisa nella fase seconda vita. quella di moncalieri, dei bambini, dello shopping online, del mai più viaggi, ma solo ogni anno non cambiare stessa spiaggia, stesso mare. ma va bene così. perché bastano un paio di skinny di quelli super soft che fanno le pieghine sulle caviglie ma possono pure entrare alla perfezione negli stivali, oppure molto, ma molto, scampanati con tacchi altissimi e blazer da marinaio, e ancora una camicia blu notte che spunta da un pull a trecce o che è così lunga che pare un abito. un giubbotto délavé, magari decorato, oppure con le maniche tenute aperte. e gli shorts. ah, gli shorts. che quando me lo dicevano che più invecchi più le gonne si accorciano non ci credevo. e invece, eccomi qua, anche io in shorts a 2 passi dall'ospizio. insomma, i jeans sono la mia nuova divisa da mamma. blu, neri, bianchi e grigi. pure camouflage. resistono a ory&belfy e a tutta quella quantità di liquidi e solidi che riescono a scaraventarmi addosso ogni giorno, neanche fossero due fionde umane. comodi, morbidi, caldi, accoglienti, giusti, sempre sul pezzo. e ogni volta rock, che è quello di cui noi mamme abbiamo davvero bisogno. altro che puericultrice. che i leggings, noi li si lascia a quel resto del mondo che ancora non pensa che è stato bello finché è durato.































(foto tommyton, streetpeeper, the sartorialist e se mi sono dimenticata qualcuno vi prego di segnalarlo)

è successo in questi giorni

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belfy e il tofu (sullo sfondo ory, a cavallo della "cosa",  ride). bavaglino, Zara Home




- che ory e belfy abbiano assaggiato il loro primo tofu (con broccoli). e con grande entusiasmo di belfy (vedi sopra)

- che io sia uscita da sola il venerdì sera (con grande entusiasmo mio) per festeggiare la mia amica vale. e abbia trascorso almeno 2 leggerissime ore senza pensare che a 4 km di distanza c'erano ory&belfy tarantolate nei loro lettini. e mi sono persa con gioia infinita, prima, nelle chiacchiere con gli amici di sempre, poi in un quartiere torinese che alle volte pare di stare a berlino. infine, in un adorabile vodka tonic. forse 2. (erano 2, zia sve'?)

- che lo stesso venerdì io sia pure uscita a mangiare all'una con la mia amica designer di gioielli in un ristorante di quelli seri. piemontesi e per gente che non scherza. che mangia. menu: uovo fritto e impanato+verdure con vellutata alla bagna caoda+crostata alle arance con crema di cioccolato fondente. e non abbiamo mai parlato di figli. ora, però, penso di essere grassa

- che il sabato dopo le mie figlie abbian dormito entrambe fino alle 9.30 (gli dei esistono e abitano tutti a moncalieri)

- che io abbia compreso che c'è un luogo al mondo dove belfy dorme sempre e comunque: ikea. ed è lì che intendo trasferirmi entro fine anno

- che noi si abbia esplorato il magico mondo dei tessuti per innamorarci di una fantasia a cervi e incantarci di fronte a una stampa pinocchio

- che ory abbia letto un libro di favole a sua sorella, un attimo prima di tirarglielo in testa. ma è il gesto quello che conta (di leggere, non di tirare)

- che belfy, ai giardinetti, sul cesto-altalena abbia dimostrato una naturale inclinazione per la velocità

- che le mie figlie sono tipe da bar. ormai l'ho capito

- che io pensi solo alla gonna lunga plissettata di pelle nera di Céline e a un modo inesistente per averla a metà prezzo. o con almeno un po' di sconto. senza strapparla di dosso a qualche russa, tipo Elena Perminova

- che qualcuno abbia tagliato il nostro albero preferito. e noi gli abbiamo fatto un funerale. quasi vero

- che durante una 15 minuti di mia assenza, ory abbia dipinto tutti i muri. a palle colorate. dice lei

- che la via verso una vita quasi vegetariana è tortuosa ma piena di soddisfazioni. come il gommasio, il farro con le lenticchie gialle e le fette biscottate con l'uvetta

- che Minju Kim venderà alcuni sui pezzi da H&M. e noi ragazze si farà di tutto per accaparrarseli che poi ai giardinetti si giocherà a fare le concettuali

- che ory si stia specializzando in puzzle e ikebana di pentoline. si prospetta un raggiante futuro da serial killer

- che sky abbia smesso di trasmettere manny tuttofare gettando nello sconforto casa simpson, ma riparta con la programmazione di homeland questa sera, che per la prima volta dopo mesi ovviamente noi si esce in settimana

- che io abbia ufficialmente deciso di preferire bruno barbieri a carlo cracco

- che pimpi sia stato scalzato dal podio di preferito dopo cicciobello in favore di un nuovo bambolotto nominato brutto per la sua scarsa avvenenza. ma si sa i brutti sono i più brillanti

- che forse ci stiamo raffreddando, ma non è detto

- che venerdì si parte per la montagna e già si sta organizzando un hamburger (di soya) per domenica. non per belfy, per lei meglio un toast, perché ha la bocca troppo piccola per addentare un hamburger. concetto che in parole molto più povere, mi è stato spiegato questa mattina da ory

questo è quanto, tutto il resto è noia a moncalieri


c'è un oronzo che dorme circondato da occasioni a Ikea. chissà chi è. piumino, Moncler
ory legge le fiabe a belfy. poi le tira in testa il libro. trattasi della teoria del bastone e della carota.
utile, poi, da usare con i fidanzati. camicia, Dpam. leggings, H&M 

buon compleanno, cara vale. borsa, Paula Cademartori. pelliccia vintage


z.s., r. e io (in mezzo) con un vodka tonic in mano (e ory&belfy a 4 km di distanza). borsa, Paula Cademartori

ory&belfy organizzano un funerale quasi vero per il nostro albero preferito (sullo sfondo, vicino al passeggino doppio). pull con cappuccio, Baby Dior

ory e l'ikebana di pentoline sul bordo della vasca da bagno. leggings H&M

belfy a tutta velocità. pull con cappuccio, Petit Bateau. stringate, Pepé

ory&belfy "giocano" alla fune con un sacchetto di plastica in mezzo ai tessuti. pull tipo Bonpoint, Dpam

i cervi


e pinocchio

belfy e il tofu 1. bavaglino, Zara Home


belfy e il tofu 2 (per il 3 vedere in alto). bavaglino, Zara Home

i muri (a palle) secondo ory. pastelli Faber Castell




il saper vivere (con un paio di sneakers e un abito da principessa)

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ory in Converse All Star con il suo amico fagus in Superga fluo



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non è mercoledì, ma giovedì
eppure il saper vivere


ovvero, i consigli di donna letizia versione 2.0. piccoli pensieri raccontati attraverso gli occhi 
di ory&belfy. micro idee da condividere. se vi va. ogni mercoledì (ogni tanto il giovedì) su oilnanoolamoda.com



spesso un paio di sneakers con un abito elegante funzionano meglio di décolletées e sandali tacco 12
ory&belfy 

casual friday - indecisioni

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come mi vestirei oggi se non abitassi con gli alieni


è che oggi proprio non so decidermi.
meglio esagerare con gli accessori
o puntare tutto sull'abito?



(T-shirt, H&M. collana, Tataborello. jeans, Seven For All Mankind)









(abito con decoro di perline, Azzaro vintage)








1,2,3 roger

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Vorrei raccontare dei primi coriandoli di ory&belfy
Vorrei condividere il terrore interiore che mi pervade l'anima nel momento in cui mi rendo conto che la gioia di trovare la curcuma sopra i 1.500 è ormai pari alla felicità di ricevere la tessera sconto di yoox&friends
Vorrei commentare con voi il mio solito sesto senso che mi ha consentito di scegliere la settimana più fredda dell'anno per la nostra prima settimana bianca in 4 (anzi 3 e mezzo) che marito arriva il week end. E mercoledì sono previsti spaventevoli venti dalla Groenlandia con furore. Complimenti a me e a tutta la famiglia simpson
Vorrei commentare con voi the following che non so neanche perché ieri l'ho guardato e penso che non dormirò mai più
Vorrei confessare che non reggo più questo trend dai mille colori. E delle fantasie, che chi più ne ha, più ne metta. Potessi ricoprirei il mondo di nero e di bianco. Anzi, di blu
Vorrei riflettere sulla mia decisione di diventare una quasi vegetariana
Vorrei scrivere un po' di cara delevingne
Vorrei postare le foto di ory&belfy che litigano per una barbabella gonfiabile
Vorrei linkare il video della prima seria di asthanga con pattabhi jois che tiene il tempo del respiro che mi sparo ogni mattina alle 7 come una fanatica americana che poi lo so che tra 15 giorni sarò già stufa e mi iscriverò a un corso di tango senegalese
Vorrei prenotare la prossima vacanza sull'annapurna che meno male che la montagna rilassa le creature. Ah, come dormono sui monti. Le vostre. Le mie si tarantolano. Quindi quest'estate al mare (che agita) non mi si vedrà nemmeno all'outlet di Albenga a caccia di Balenciaga. Vado sull'annapurna. Chi viene con me?
Vorrei buttare la chiavetta Vodafone che ho comprato per scrivere, ma che non funziona perché qui prende a mala pena il telefono, figuriamoci il 3G (mentre scrivo sono proiettata fuori dalla finestra del bagno con -10). O almeno vorrei scrivere a mi manda lubrano per lamentarmi. Se esistesse ancora (ho scritto scrivere troppe volte, lo so)
Vorrei scrivere (aridaje) fiumi di post, invece farò la sintetica intellettuale. Poche parole, da interpretare. Poche parole, esoteriche. Sfuggenti e criptiche
Vorrei però farvi vedere la questione coriandoli. Cercateci su instagram, se vi va (valentinacapelvenere), vorrete mica perdere la mia faccia in quel funesto secondo in cui belfy ha rovesciato il vasetto di yogurt sulla mia camicia di raso verde di yves saint laurent che poi come danno ormai vale doppio visto che nemmeno esiste più il marchio
Vorrei sapere se vi piacciono i budini valsoia e le nuove louboutin (le nipoti delle pigalle)
Passo e chiudo

io ho tanti difetti

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Cara Delevingne fotografata da Tommy Ton. anche lei, in fondo, ha qualche difetto, no?



troppi. intanto, ho le mani bucate. che è il difetto. se guadagno, io compro. a volte spendo anche quello che guadagnano gli altri. fosse per me, la crisi non sarebbe neanche un'ipotesi. in 10 anni di lavoro, non ho messo da parte nulla. ogni volta, me ne pento. poi, però, non mi tengo. e compro. anche abiti di una taglia diversa dalla mia. ogni singolo anno, finisco col piangermi addosso. quante cose avrei potuto fare, quante esperienze, quanti viaggi, se solo avessi messo da parte un decimo di ogni mensilità #ciao. e questo il primo. poi ci sono gli altri. per esempio, sono intollerante. più passano gli anni e più peggioro. prima sopportavo, usavo la diplomazia, ora non ne passo più una. se non funziona, si perde tempo, non ci si capisce, si esplorano pianeti troppo lontani, si è maleducati, inconsistenti, noiosi, ipocriti, perbenisti, poco limpidi, io giro i tacchi nel giro di un istante. non aspetto neanche il caffé. ah, ecco, poi ho perso i filtri. se mi passa per la testa una cosa, ora la dico quasi sempre. che io abbia di fronte a me un amico caro, un meno amico, uno sconosciuto, la regina elisabetta, Stella McCartney (te, ti amo sempre). io sparo a raffica, spesso non a richiesta, che disastro, farò la fine di quei vecchi burberi e bisbetici che tutti i nipoti evitano. poi sono impaziente. o si fa tutto alla mia velocità o mi innervosisco. e quando mi innervosisco la faccia mi diventa lunga e cupa. da poco, sono una "quasi vegetariana", "mezza salutista" (ci tengo, che passi il messaggio fondamentale del quasi e del mezza), quindi spesso rompo le scatole a chi non ha sposato la mia nuova filosofia di vita, rendendomi supponente e sfinente. soffro di crisi di casalinghitudine acuta e sogno uno sgocciolatoio della cucina senza graffi. sono permalosa, ma perdono subito. anche se non dimentico. come il padrino. mi annoio troppo facilmente e salto da una situazione all'altra, con incostanza. non rispondo quasi mai al telefono. è che per me, trattasi di un supporto tecnologico da usare a piacimento, lo squillo è una funzione che non ho mai compreso nel senso classico della sua accezione. anche al citofono, solitamente non rispondo. e a whatsapp, che adoro, rispondo in differita. a volta, capita che per mesi io sparisca e non mi faccia sentire con le persone che più amo. amiche mie, non è che non vi pensi o non vi voglia bene, è che sono fatta così. male appunto. sono incostante, l'ho già detto. cambio spesso idea e credo di essere superficialmente intelligente. quando posso guardo uomini e donne, soprattutto quello con i vecchi. una partecipante l'avevo pure conosciuta a cesana torinese un miliardo di anni fa. mi innamoro continuamente, di un'idea, di una persona, di un abito, di una borsa, di un'amica, di un posto, di un dolce, di una spezia, di uno sport, di uno stile di vita, di un paio di scarpe coi tacchi. poi, cambio. non so parlare (io scrivo). comunico malissimo. non riesco a trasmettere ciò di cui ho bisogno. raramente manifesto seriamente i miei affetti. (nel mio cuore, però, amo molto. sappiatelo). le mie figlie, in versione tarantolata, mi fanno perdere la pazienza e quando non mi fanno dormire ci litigo, come se litigassi con un adulto. e mi offendo terribilmente. anche se hanno, 1 e 2 anni. cucino poco e male. ho un'inclinazione naturale ai vizi. se non fossi dotata di raziocigno, probabilmente sarei eroinomane, abiterei in una casa di cioccolato fondente, passerei il natale con ozzy osbourne e avrei lo stesso aplomb di courtney love dopo le peggiori serate. certe notti non mi metto nemmeno la crema prima di dormire, sono troppo stanca. penso sempre che vorrei essere in un posto diverso da quello in cui sono. ballerei tutto il tempo. ho avuto un colpo di fulmine per le pellicce. non so decidermi se essere una mamma d'Italia o una rockstar. prima di ogni acquisto, faccio 54 considerazioni e torno nello stesso negozio molte volte, spesso con dei consulenti. quando poi ho scelto, compro online. e mai a prezzo pieno. preferisco stare da sola. anzi, sono un orso. mi piacerebbe avere la taglia 38. non mi faccio mai la piega ai capelli. e non ho intenzione di farla in futuro. mi stufo a incontrare persone che non mi interessano. se ho qualunque cosa dolce in casa, la mangio. ho le braccia più corte del normale, ne sono sicura. sono sfuggente e soffro di asma allergica. tengo male le mie borse. e le mie scarpe. potessi guarderei serie tv tutti i giorni della mia vita. adoro tutto ciò che brilla. sono piena di dubbi su tutto. quando scrivo messaggi lascio tutti gli errori. non ho palpebre, infatti non sarei potuta vivere negli anni 80 con tutto quell'ombretto. trovo la mancanza di follia inutile e per nulla attraente. ho 12 cappotti, eppure non ho neppure un cappotto. al ristorante e al bar, passo il tempo ad ascoltare le conversazioni dei miei vicini di tavolo. però sono simpatica. e ho dei bei capelli, anche se da quando li ho tagliati potrebbe sembrare il contrario

casual friday - sul sonno

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come mi vestirei oggi (in montagna) se non abitassi con gli alieni, 
ma soprattutto cosa farei: 
io dormirei 

(abito in maglia fantasia montagna, Love Moschino. calze a coste, Calzedonia. anello, Cirio Torino. pelliccia, molto ma molto vintage. scarponcini di montone, Mou. borsa a sacchetto, Dior. 
cappello, Brunello Cucinelli)


il paradiso esiste. alle volte, basterebbe un pavimento


e un po' di silenzio



cu-cù, little (ah, ecco, era un sogno, non la realtà)

il tentativo di mettere in atto la cura del sonno, è incredibilmente fallito

e alla fine, per la prima volta, un casual friday indossato




lei lavora a percentuale? bello sbaglio (cit. pretty woman)

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viv, io sto con te (e con il tuo abito a pois)



pretty woman di tutto il mondo, amatemi. oggi, per la prima volta nella mia vita, io ci ho vendicato.

io: "buonasera, scusi quella torta per quante persone è?
lei: "6"
io: "ah, peccato, da 4 non ne ha?"
lei: "mi sono sbagliata, è da 4, non da 6"
(io penso che sia una torta grandissima per essere da 4, ma sto zitta, come una bella persona)
io: "va bene, grazie allora, me la impacchetta per favore?"
(ochei, ho detto una demenzialità. certo che me l'avrebbe impacchettata)
lei: (ride sguaiatamente, guardandomi come una cretina) ma certo che gliela impacchetto, cosa pensa che gliela lasci così? sì, certo, gliela porto in cassa senza pacchetto" e continua a ridere
poi non paga, quando io mi allontano dopo averla fulminata con lo sguardo, continua a ridere e si rivolge a una collega dai capelli rossi: "ma pensa quella, mi ha chiesto di impacchettarle la torta" e ride

io respiro, prendo tutto il coraggio in dotazione, ripasso la parte. mi trema un po' la mano. avanzo verso di lei. respiro ancora. lo sto per fare. ho la tachicardia, ma lo sto per fare

io: (con voce calma e scandendo bene le parole) "senta signorina, davvero non capisco perché lei mi debba rispondere così. qual è lo scopo? io potrei anche essere una cretina che parla senza pensare, ma perché rispondermi in quel modo? sono pur sempre una sua cliente a cui lei sta vendendo un servizio"
lei: (muta per un minuto) no, scusi, guardi, io, anzi, non volevo, pensavo anzi di essere io in difetto, non pensavo ci rimanesse male, mi scusi
io: "non importa. è solo che davvero non ne capisco il senso. quanto le devo?"


e, per un momento, mi sono sentita batman full optional, con la batmobile, robin, catwoman e tutto il resto

c'è qualcosa che non si può chiudere in una scatola di Louboutin

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l'uscita finale della sfilata Dolce&Gabbana Alta Moda primavera-estate 2013

le mie figlie mi hanno insegnato che un abito di Dolce&Gabbana alta moda me lo meriterei proprio, per l'atmosfera felliniana di cui avrei così voglia in questo momento, ma soprattutto come risarcimento per tutte le centinaia di notti insonni negli ultimi 3 anni.
le mie figlie mi hanno anche insegnato che nulla è controllabile. allora, in teoria si sa. da sempre. in pratica, si pensa non sia vero. così, lavoro e se lavoro bene, andrò avanti bene. e se voglio imparare la posizione del corvo come guruji, mi alleno ogni mattina e prima o poi ce la farò. se voglio dimagrire, cambiare colore dei capelli, look, persino vita. basta intervenire. fino a un certo punto, però. le mie figlie mi hanno insegnato che la vita è incredibilmente fuori controllo. fin dall'inizio. maschio o femmina, è un caso. la personalità, una sorpresa, il temperamento, pure. il colore degli occhi, dei capelli, la forma del naso. il timbro della voce. e del pianto. l'emotività. fin dall'inizio è tutto incontrollabile. magneticamente inimmaginabile. si aspetta un tipo e ne arriva un altro. magari completamente diverso da qualunque parente nei paraggi. e allora? e allora si comincia a interagire, educare, mostrare, raccontare, illuminare, cantare. ma il risultato non sarà mai quello previsto. a volte, al di sotto delle aspettative, la maggior parte incredibilmente al di sopra, sicuramente incontrollabile. come la vita. le mie figlie mi sono preziose più di quanto potessi mai immaginare. e non solo perché portatrici sane della più alta e assoluta forma d'amore, ma perché mi hanno ricordato l'essenza della mia vita, senza assordarmi con inutili parole. la vita sfugge a qualunque controllo ed è meravigliosa proprio per questo. al diavolo, tutti quei continui sforzi di modificare e plasmare ciò che non potrà mai essere chiuso in una scatola di scarpe. nemmeno se sono Louboutin.

mi hanno rubato l'anima

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oggi pomeriggio, davanti al comando dei carabinieri. senza volto, perché, in fondo, mi hanno rubato anche quello




mi hanno rubato l'identità, in realtà. che poi è l'anima. l'ho capito bene, ieri e oggi. mi hanno rubato il nome e il cognome. mi hanno rubato l'anima. attenzione, questo è un furto di identità. è una storia brutta, in cui non esistono macchine fotografiche, né maghi neri, né sciamani. ma solo vodafone, cartasì, io e qualche malvivente di chissadove (che ora sa che esisto, che faccia ho, che lavoro faccio, quanto sono alta e probabilmente anche dove vivo. e io ho 2 figlie). quindi, anche se a new york c'è la moda (non che io abbia molto da dire a tal proposito), e anche se ho preparato una lista dei desideri da perdere la testa, oggi voglio parlare di me e del furto della mia anima. tutto è cominciato il 30 ottobre 2012 con un sms che ricevo da vodafone, il gestore telefonico con cui ho un contratto per l'iPhone, con scritto "benvenuto! la tua smartpass ****0180 è ora associata a questo numero di telefono. per info, vai su smartpass.vodafone.it". purtroppo, nel momento in cui arriva l'sms, non dò alcun peso e non indago. ricevo ogni mese sms dalla vodafone che mi comunicano offerte e nuove potenzialità del mio piano tariffario, perciò pensavo fosse l'ennesima comunicazione inutile. mi perdo dietro al raffreddore di belfy, alla testata di ory. passano i mesi. poi, due giorni fa un altro sms "gentile titolare ha ricevuto una carica di 424 euro sulla carta 0180". il giorno dopo: "è stato effettuato un prelievi di 250.00 euro con la tua smartpass - 09/02 ore 20.17". e che è? titolare io? accrediti? marito stai mettendo da parte i soldi per la Barbara Boner? ah, no?
così, marito prende la situazione in mano e, ieri sera, affronta il 190.

giorno 1
operatore vodafone numero 1 (donna, la meglio)
"buonasera, mia moglie ha un contratto appoggiato alla mia carta di credito e ha ricevuto un sms con blablablabla, però, ecco, noi non sappiamo nemmeno cosa sia una smartpass e non abbiamo mai attivato nulla"
"la smartpass è una carta di credito ricaricabile realizzata da vodafone in collaborazione con carta sì. risulta attiva sul suo numero di telefono da ottobre"
"ma noi non l'abbiamo mai attivata, mi scusi"
"l'avrà fatto sua moglie"
"no, mia moglie è qui con me. e non l'ha mai attivata"
"le racconterà bugie, come tutti. la carta è attiva"
"scusi ma lei come si permette. se questa carta è stata attivata, avrà pure una documentazione per dimostrarlo, me la mandi"
"non abbiamo documentazione"
click

operatore numero 2
"buonasera, mia moglie blablablabla"
"aspetti che controllo"
musica d'attesa per 15 anni
"non mi risulta nessuna carta appoggiata al suo numero"
"e gli sms che ci sono arrivati? ne è sicuro? sa è piuttosto bizzarra questa situazione"
"no, non mi risulta"
click

operatore numero 3
"buonasera, blablablabla"
"aspetti che controllo"
musica d'attesa per 43 anni
"ecco, sì, risulta attiva una carta, sì, da ottobre"
"ecco, ma non l'abbiamo attivata noi"
"gliela blocco?"
"sì, ma mi spieghi come è possibile che sia stata attivata a nome di mia moglie, se non l'ha attivata lei. che procedura usate per attivare delle carte di credito ricaricabili? avrete dei dati, no?"
"ci vuole un documento di identità, di solito si fa al punto vendita vodafone"
"e allora come avete fatto a usare un documento di identità di mia moglie, se lei non l'ha fatto? e in che punto vendita vodafone è stata attivata?"
"non lo so. noi non possiamo saperlo, ma stia tranquillo mica i soldi li mettono o tolgono dal suo conto. è ricaricata da un altro conto"
"e che conto è? da dove opera?"
"non lo so. la richiamiamo noi, ok"
click

operatore numero 4 (ci parlo io)
"buonasera, blablablablabla. abbiamo già chiamato è bloccata vero?"
"no, non risulta. gliela blocco io signora"
"mi avevano detto di averla già bloccata"
"non mi risulta, ora la blocco e scrivo il suo caso"
"mi spieghi per favore come è potuto succedere. avrete, no, una documentazione? in che città è stata richiesta? da chi? quando"
"alle 16.07 del 30 ottobre, ma non sappiamo da dove"
"ma non registrate i dati di chi ottiene una vostra carta di credito? è intestata a me, esiste una persona che non sono io che accredita e ritira soldi con una carta di credito con sopra scritto il mio nome e cognome e chissà per cosa la usa e dove la usa. che io non ho attivato mai. e voi non sapete dirmi dove e come questa persona ha usato un documento di identità mia per avere una carta di credito. e non si tratta di me?"
"e no, mi dispiace, ma la richiameremo. comunque stia tranquilla a lei non può succedere nulla"
"ma lei non trova che mi sia già successo qualcosa?"
"eh sì, mi dispiace, sono cose che non dovrebbero mai accadere, eppure a volte succedono. magari quando è andata  in un centro vodafone per fare un contratto o qualcosa del genere, ha dato il documento e qualcuno ha usato la fotocopia del suo documento in modo illecito"
"come?!?!!?! scusi, ma vi è già capitato?"
"purtroppo sì, però ora stia tranquilla, la carta è bloccata, faccio la segnalazione e la richiameremo"
"scusi ma che interessi ha un'altra persona a usare il mio nome per farsi dare un carta di credito su cui mette e toglie dei soldi suoi?"
"probabilmente sono persone che non vogliono o non possono comparire"
"ah bene. e lei mi richiama?"
"sì"
"mi aspettavo quanto meno la chiamata del megacapodelmondo di vodafone con scuse kilometriche, una kelly infiocchettata come risarcimento e la spiegazione dettagliata di chi/come/quando, ma soprattutto perché è possibile che accadano cose del genere?"
"ma stia tranquilla, davvero, ora la blocco, poi la richiamiamo"
click

giorno 2
operatore 1
"buongiorno, sono blablablablabla, ho chiamato ieri, parlato con 67 operatori, mio marito pure. la carta dovrebbe essere bloccata. vorrei solo esserne sicura. sa la situazione mi inquieta e parecchio"
"controllo"
musica d'attesa per 12 anni
"la carta è ancora attiva ed è associata al suo numero. dal 30 ottobre"
"ma scusi, mi hanno detto che era stata bloccata per 3 volte"
"no, noi in vodofane non possiamo bloccarle. deve chiamare carta sì. ecco il numero 800xxxxxx"
click

chiamo carta sì
dopo 3 tentativi e 4 telefoni sbattuti in faccia parlo con stefania e le spiego la questione
"non ci credo, aspetti"
musica d'attesa di 89 anni
"eccomi, senta, mi dispiace. la blocchiamo"
"sì grazie"
"la blocchiamo tipo per smarrimento?"
"come per smarrimento? ma secondo lei io blocco per smarrimento una carta che non ho mai attivato?"
"e ma non c'è altro modo. restano solo truffa e cambio del numero"
"ecco, truffa, non le sembra una truffa questa scusi?"
"aspetti, un secondo"
musica d'attesa per 102 anni
"senta, guardi, mi dispiace, l'abbiamo bloccata, la prossima settimana la chiameremo"
"non l'ha bloccata per smarrimento, vero?"
"no, no, l'ho bloccata e basta"
"per truffa?"
"no, bloccata e basta. è un caso troppo strano. ho scritto un appunto, dobbiamo investigare"
"scusi, ma voi non avete i dati di chi attiva carte di credito per voi? le spedirete pure a un indirizzo?"
"io ho l'iban da cui è stato fatto un versamento, ma mica glielo posso dire"
"ah, non può dirlo a me che sarei l'intestataria della carta che non ho mai attivato?"
"no"
"ottimo, quindi come restiamo?"
"la richiameremo noi"
"quando?"
"la prossima settimana"
"mi dica almeno il suo nome e del suo superiore. si rende conte che la persona che ha la mia carta di credito facesse qualcosa di illegale, cosa che probabilmente sta già facendo, io potrei avere parecchi problemi?"
"io mi chiamo stefania. il mio superiore marcello"
"marcello è basta?"
"non possiamo dare i cognomi"
click

questo è quanto. nel frattempo ho scritto a striscia la notizia e a le iene. e oggi sono stata dai carabinieri per denunciare l'accaduto. un maresciallo molto simpatico, esperto di ruzzle e che ha appena adottato un cane online, si è preso, spero, a cuore il mio caso. un'ipotesi è che stiano usando la mia carta di credito, mai attivata da me, per riciclare denaro che arriva dai bancomat clonati. chissà. forse. peccato che io non possa nemmeno fare una denuncia senza avere il numero di carta di credito che ovviamente non ho perché non è mai stata attivata da me. il maresciallo esperto di ruzzle ha chiamato carta sì, ma la domenica non risponde nessuno perché è domenica, appunto. per cui se ne riparlerà lunedì.

e questa è la storia della mia anima rubata. proverò con tutte le mie forze e i miei mezzi ad andare a fondo a questa storia. perché, lo sappiamo tutti, bisogna fermare il declino, come dice qualcuno. e se non si comincia da qualche parte, non capiterà mai nulla per davvero. magari non arriverò a nulla, magari, come sempre, vinceranno loro. chi lo sa. io di certo, non mollerò. perché è una vergogna che capitino cose del genere e, soprattutto, vengano gestite con così tanta superficialità. per cui anche se non amo chiedere di condividere i miei post, anzi detesto farlo. vi prego, questa volta di darmi una mano, se vi va, nella speranza che la mia storia terrificante possa trovare soluzione, diffondete le mie parole, così che magari qualcuno si degnerà di spiegarmi come è stato possibile che sia accaduto e perché magari, raccontando la mia avventura, si riesca a non fare succedere mai più una cosa del genere. perché le anime non si rubano. a meno che non lo si faccia con una meravigliosa macchina fotografica

(scusate errori, sintassi e italiano. ho scritto di getto, in cerca della mia anima perduta, con un macigno sullo stomaco)

la questione vodafone parte II- a volte ritornano

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(care lettrici/lettori, scusate queste digressioni, presto tornerò a scrivere di macramé, nani e tacchi scultura, con il mio solito stile, ma in questi giorni, non riesco a pensare ad altro)


per cui, questa è la cronaca di quello che è accaduto oggi

tra le 11 e le 12 del mattino, mi chiama quel simpatico maresciallo esperto di ruzzle, per dirmi che è in linea da un po' per parlare con carta sì e vodafone, ma le linee sono sempre occupate. mi richiamerà

nel frattempo, scrivo all'ufficio legale di vodafone su consiglio di un'amica che ha un'amica che lavora lì. fin'ora nessuno mi ha risposto

poi, niente, il vuoto fino alle 15.31. arriva un sms smartpass: "autorizzazione di 170 euro negata (smartpass 11/02 ore 15.31 - unicredit - torino -torino) per chiarimenti chiama il servizio clienti"

aiuto, sono di torino e stanno cercando di ritirare quel che resta della somma che avevano accreditato nei giorni precedenti. aiuto. almeno la carta è bloccata. ma sono di torino?!?!?!
chiamo il maresciallo, me lo passano, non risponde. riprovi più tardi, mi dice un collega

ore 16.35 arriva un altro sms smartpass: "autorizzazione di 170 euro negata (smartpass 11/02 ore 16.35 - bcc alba langhe ro - torino di) per chiarimenti chiama il servizio clienti)"

aiuto, stanno ancora provando a ritirare. da un'altra banca, sempre a torino. ho paura

ore 16.43 arriva un altro sms smartpass, il terzo: "autorizzazione di 170 euro negata (smartpass 11/02 ore 16.43 - monte dei paschi d - torino) per chiarimenti chiama il servizio clienti)"

oh, mamma, questi non mollano. una'altra banca ancora, a torino. chiamo marito e mi sfogo. lui dice di chiamare i carabinieri, subito. provo, ma il maresciallo simpatico esperto di ruzzle ha già staccato. deve chiamare dopo le 20 per sapere il turno di domani. è meglio che parli con lui direttamente che ha già seguito la pratica

ore 16.48 ricevo l'ennesimo sms di smartpass: "autorizzazione di 172 euro negata (smartpass 11/02 ore 16.48 - maison25 - torino) per chiarimenti chiama il servizio clienti)"

poi subito un'altro, dopo un minuto, un pagamento negato di 12 euro in meno rispetto a quello di prima, sempre nello stesso posto: "autorizzazione di 160 euro negata (smartpass 11/02 ore 16.49 - maison25 - torino) per chiarimenti chiama il servizio clienti)"

e un altro ancora, di 10 euro inferiore rispetto all'ultimo, di 22 rispetto al primo:  "autorizzazione di 172 euro negata (smartpass 11/02 ore 16.50 - maison25 - torino) per chiarimenti chiama il servizio clienti)"

aiuto. aiuto. aiuto. sono in un negozio. apro internet, lo cerco. maison25.it: home design (?!?!?!), in via accademia albertina 25, a torino. aiuto. non è lontano da me, anzi. è vicinissimo al centro vodafone dove ho fatto il contratto per l'iphone un anno fa. aiuto.

chiamo il negozio subito, maison 25:
"buongiorno, scusi, qualcuno ha appena provato ad acquistare qualcosa nel suo negozio con una carta di credito?"
"sì, perché?"
"nessuna transizione negata?"
"sì, appena adesso, ma perché?"
"hanno usato una carta intestata a me, ma che non è mia, è una truffa"
"oh, mamma mia, ma era ricaricabile"
"appunto. dopo la transazione negata ha comprato ancora qualcosa quella persona?"
"sì, ma cose da 5 euro"
"com'era fatta?"
"oh mamma, era pure una signora distinta, è entrata con un signore"
"grazie, darò il suo numero ai carabinieri, non si preoccupi se la chiamano"
"certo, si figuri"

aiutoaiutoaiutoaiuto

attacco e squilla il mio telefono. un numero cellulare che non conosco. spero sia il maresciallo, ma purtroppo non è lui
"buongiorno, sono denise del centro vodafone di via mazzini, dove ha fatto il contratto per l'iphone. ho ricevuto la notifica di una sua carta smartpass disdetta. se può passare abbiamo bisogno dei suoi documenti per chiudere la pratica per estinguerla"
"scusi, è già bloccata, c'è un'indagine in corso, quella carta non è mai stata autorizzata e la sta usando qualcunaltro con il mio nome"
"la carta è un omaggio di vodafone ed è qui da noi, al centro vodafone, non gliela abbiamo mai consegnata"
"scusi, non è possibile, l'hanno appena usata a 2 isolati da voi, io ricevo le notifiche"
"e ma è qui, non gliel'abbiamo mai consegnata"
"scusi ma in che senso è un regalo di vodafone, da quanto ce l'avete?"
"da quando ha fatto il contratto per l'iphone"
a quel punto, con la testa pesante e confusa, la saluto e attacco

aiuto, ci penso e mi sento stupida, perché non le ho chiesto il numero di carta, unico modo che ho per fare una vera denuncia dai carabinieri? la richiamo.

"buonasera, ci siamo sentite prime, sono la titolare della smartpass non richiesta né autorizzata che qualcuno sta usando al posto mio a pochi metri da voi. mi dia il numero di carta per favore"
"ora non posso, c'è tanta gente, richiami tra 15 minuti che devo cercarla"

tic tac tic tac. passano 13 minuti e richiamo

"buonasera, blablabalbalbal, mi dia il numero per favore"
"sì, xxxxxxxxxxxx"
"è sicura che sia quello giusto?"
"sì"
"le ultime 4 cifre non corrispondono con le mie"
"allora il numero della carta ce l'ha?"
"no, ho solo le ultime 4 cifre che mi arrivano nelle notifiche via sms. ma sono diverse da quelle che mi ha dato lei"
"io ho solo queste, se vuol passare controlliamo. anzi, me le dica che faccio un controllo incrociato"
"xxxx"
"la richiamerò"

a quel punto, ormai senza parole e piena di dubbi, gioco l'ultima carta: carta sì, appunto (su consiglio di un altro carabiniere)

"buonasera, sono titolare di una carta ricaricabile vodafone che è stata bloccata, vorrei sapere il numero"
"se l'ha bloccata non sa il numero?"
"no, perché non l'ho autorizzata io, qualcuno la sta usando al posto mio"
"non ha il codice blocco?"
"no, non l'ho mai ricevuta"
"ah, mi dia i suoi dati. nome, cognome, data di nascita"
"ochei, ecco il numero"

le ultime 4 cifre corrispondono. ora ho il numero di carta. per il resto da vodafone non ho avuto ancora alcuna comunicazione di nessun tipo, nonostante abbia scritto loro via mail, via twitter, via fb, via fax (numero non più esistente)

ancora una volta, lo so che sono noiosa, ma vi prego di diffondere, più persone ne verranno a conoscenza e più possibilità avrò che la questione si risolva nel migliore dei modi. per me, per voi e per tutte le altre persone che potrebbero ritrovarsi in una situazione simile, se non l'hanno già vissuta. e soprattutto perché tutto ciò non è in alcun modo giusto. quindi, inaccettabile

i sogni son desideri. di felicità

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e allora ci dò dentro, che oggi, 13 febbraio 2013, ho un sacco di desideri (nonostante Vodafone). 
tipo:


in primavera, vorrei vestire ory e belfy così. alla Ulyana Sergeenko
 avere un cappotto verde fluo ome quello di Hanneli (e i capelli un po' più lunghi)


e poi, sì, direi che forse, potrei pure pensare di cristallizzare il mio Giambattista Valli da sposa per ory&belfy, fare un rewind e sposarmi con il Givenchy su misura di Vanessa Traina, divina. e scorretta, con sigaretta. irresistibile

tornando sulla terra, ancora le sto cercando: una camicia bianca del cuore e una giacca lamé

e, vorrei imparare a farmi i capelli come gwyneth paltrow in sylvia plath

ancora tu. la mia adorata gonna di pelle a pieghe di Céline. non riesco a togliermela dalla mente

e tanti anelli sottilissimi da mettere tutti insieme. ma anche uno multiplo

il meraviglioso abito animalier di Giambattista Valli couture per essere un po' Bianca Jagger anch'io

e uno speciale e bianco, da sera. se poi fosse di Valentino, che dire, la vita sarebbe meravigliosa


e un po' di nuove amiche cinesi

o comunque asiatiche


 con gli occhi a mandorla, insomma

ma anche russe (come Natalia Goldenberg e Miroslava Duma, di spalle)


allegre, colorate, supergriffate. nuove amiche russe, io vi aspetto


ma mi accontenterei anche di un grande cappello, a colbacco

oppure di lana a coste

e ancora queste décolletées di Dior

questa camicia di Givenchy

questo top di Balenciaga, che poi non saprei proprio con cosa mettere, ma troverei il modo
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